Bud Fox - Gordon Gekko: due modi d'essere, due modi di vivere, due modi d'intendere il mondo. Wall Street, di Oliver Stone, vive del contrasto tra queste due figure, entrambe in azione nel tempio della finanza mondiale.
Gekko, certo, tutti ricordano Gekko (Oscar, meritatissimo, a Michael Douglas, che gli dà tutta l'energia "animale" necessaria): è la quintessenza del raider, il finanziere d'assalto che, nei rampanti anni 80, va alla conquista dei pacchetti azionari di società, decotte e non, per poi smembrarle e piazzarle a pezzi sul mercato, ottenendo enormi guadagni. E gli operai e gli impiegati e i manager chi ci lavorano dentro? Peggio per loro: il mondo è una giungla, le belve feroci sbranano chi è debole, chi non sa difendersi. È questa è la legge, e non si discute.
Carl Icahn è stato molte volte citato come l'esempio massimo di questo modo d'agire: ma lo stesso Stone parla anche di Kirk Kerkorian, che conquistò la gloriosa casa cinematografica Mgm, la sezionò in tanti a pezzettini («Si vendette pure il leone della sigla», ricorda con amaro sarcasmo il regista) e la mandò nel dimenticatoio della storia. Personaggi in auge allora come ora, almeno fino alla Grande Crisi contemporanea, iniziata con lo scoppio della bolla subprime.
Gekko, cantore dell'"avidità", "greed" in originale: e Greed s'intitolava il capolavoro maledetto diretto da Eric von Stroheim nel 1924, che portava sullo schermo con potenza rimasta ineguagliata i meccanismi del capitalismo originario, quello che scatena gli impulsi più primordiali (e vitali, per i suoi cantori) dell'animo umano.
Accanto a Gekko e al suo mondo di "soldi veri" («Milioni, decine di milioni di dollari, quelli che ti permettono di avere un jet privato e di non sprecare il tuo tempo»: questo è il succo della vita, la sua gioia, la sua unica ragione d'interesse per lui), nel film di Stone si erge Bud, il giovane Bud, intepretato da un Charlie Sheen quasi timido, all'inizio, poi sempre più "in parte".
Bud è il figlio di un onesto lavoratore del tempo che fu, al quale dà il volto il padre vero di Charlie, quel bravissimo Martin già scelto da Coppola per Apocalypse Now, tutto azienda-compagni-sindacato: un sorpassato, insomma, uno che crede ancora nella Luna, che non si rassegna a vedere l'America, la "sua" America ridotta a questo livello di bassezza morale.
La dialettica tra Bud e i "due" padri è l'altro motore del film. Gekko ricorda che «Money never sleeps», il denaro non dorme mai, che è fra l'altro il titolo provvisorio del previsto seguito del film; il padre vero sottolinea i valori del lavoro, la forza di costruire cose tangibili, partendo dal nulla. Insomma, la Main Street contrapposta, allora come ora, a Wall Street.
Ancora Gekko se ne esce con una frase che è tutta un programma: «I wasp amano gli animali, ma non sopportano gli uomini». Lui sì che crede di sapere come va davvero il mondo, perché lui conosce alla perfezione l'anima di chi gli sta intorno. Sa che i soldi creano invidia, che «sono meglio, molto meglio del sesso».
Ha questi due modelli davanti a sé, il giovane Bud. E, visto che è sveglio, in poco tempo si trova sulla strada giusta per diventare come Gekko. Ma a essere truffata sarà proprio l'azienda del padre, quella compagnia aerea messa in crisi dall'avvento dei vettori low cost e dalle rigidità sindacali dei dipendenti.
Povero Bud, adesso sta a lui scegliere. Addirittura tradendo il padre putativo per riconquistare la stima del padre vero. Anche rinunciando all'affascinante compagna Darien (Daryl Hannah), messagli alle costole da Gekko, ma quasi quasi innamorata davvero (salvo, al momento giusto, scegliere i soldi...). Anche passando per un accordo sottobanco con un altro mega-squalo, sir Larry Waldman, interpretato da un glaciale Terence Stamp, raider della vecchia guardia, squalo mangia squalo, ispirato anche lui a un personaggio vero: sir James Goldsmith, che riuscì a liquidare buona parte delle sue partecipazioni appena prima del crack azionario dell'ottobre 1987.
C'è l'happy end, ma lascia un retrogusto amaro, molto amaro: con la macchina da presa che isola Bud tra le mille "formiche" di New York, e poi si alza sul più fantastico skyline del pianeta. E che allora – un brivido corre per la schiena – mostrava ancora con orgoglio la sagoma delle Twin Towers.