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In Italia «sistema di protezione sociale ancora debole»

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21 aprile 2009

È ancora «debole» il sistema di protezione sociale italiano: lo ha detto il direttore del Servizio studi di struttura economica e finanziaria della Banca d'Italia, Andrea Brandolini, in un'audizione in commissione Lavoro al Senato e la carenza di ammortizzatori incide soprattutto sulle classi più disagiate. «In una situazione in cui molte famiglie hanno risorse patrimoniali limitate insufficienti da sole a garantire standard di vita minimi anche per periodi di tempo brevi, assume rilievo la debolezza della rete di protezione sociale italiana; pesa, in particolare, la mancanza di strumenti di sostegno al reddito nelle condizioni di maggiore difficoltà economica».

«In un periodo di crescita economica - ha aggiunto Brandolini - il più elevato rischio di povertà per coloro che vivono in famiglie in cui tutti gli occupati hanno impieghi atipici, specialmente se a termine, è controbilanciato dalle maggiori opportunità di lavoro che queste occupazioni offrono, con un effetto complessivamente ambiguo sulla disuguaglianza complessiva».

«Questo meccanismo compensativo può venir meno in una fase di recessione: i lavoratori a termine e quelli parasubordinati sono i più esposti alla perdita dell'occupazione, perché sono i primi a subire i ridimensionamenti degli organici decisi dalle imprese, ma sono anche i meno protetti dagli ammortizzatori sociali, soprattutto per la frammentarietà dei loro percorsi professionali».

«Anche se gli indicatori finora esaminati non segnalano un aumento della povertà è plausibile ipotizzare che si sia accresciuta l'insicurezza delle famiglie italiane, per la preoccupazione di non essere in grado di far fronte a eventi negativi. Vi possono aver contribuito i mutamenti che hanno reso più flessibile il mercato del lavoro attraverso un'espansione dei rapporti di impiego atipici».

«Pur avendo accresciuto le opportunità di occupazione gli impieghi temporanei e, in minor misura, quelli a tempo parziale - ha conlcuos Brandolini - possono non essere sufficienti a garantire un reddito adeguato e tendono ad accrescere l'incertezza sulle prospettive di reddito future».

21 aprile 2009
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