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Censis, primi segni di ripresa grazie a enti locali e aziende versatili

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4 aprile 2009

Una crisi che si presenta «a mosaico», con alcuni settori molto più danneggiati di altri. Ma è proprio da alcuni settori specifici che l'economia italiana sta iniziando a dare segnali di ripresa. Questa la conclusione del Censis, che ha pubblicato il suo "Diario della crisi", un rapporto speciale che indaga i vari aspetti della crisi per cercare di far luce sulle sue complessità.
«Alcuni player ripartono - si legge nel rapporto - inaspettatamente gli enti locali assumono un protagonismo inedito nella fase di difficile congiuntura, la finanza è ancora in fase di assestamento, e il "corpaccione" sociale sembra diviso tra reattivi e attendisti, con la voglia di reagire di una minoranza che si misura con il bisogno di rassicurazione della maggioranza».

Nuove forze al lavoro. L'aumento della disoccupazione, già a partire dalla fine del 2008, ha stimolato la ricerca di un nuovo lavoro. Proprio la crisi, infatti, avrebbe messo in moto una ricerca più attiva: sarebbero «circa 100 mila le persone che prima erano genericamente disponibili a lavorare senza però far nulla per cercare lavoro, e che invece, a seguito della crisi, nell'ultimo trimestre dell'anno si sono messe attivamente in cerca di occupazione, alla ricerca di quel 5% di aziende che per il 2009 prevedono comunque di fare assunzioni». E nel Nord Est gli imprenditori intenzionati ad assumere sono aumentati del 6%.
Le aziende salvate dalla versatilità. «Dopo la logica della nicchia, quello che premia è la versatilità - dice il Censis - Chi rimane "rannicchiato" aspettando che la crisi passi rischia di ritrovarsi poi spiazzato». Gli imprenditori passano da un segmento alto a uno più basso, cambiano settore, si interrogano sulle nuove opportunità, utilizzano la Cassa Integrazione anche come strumento di riassetto. A brillare sono soprattutto le aziende artigiane, che hanno dato prova di grande vivacità. Questo accade soprattutto in Toscana e nelle Marche dove, rispetto al periodo gennaio-febbraio 2009, le imprese artigiane hanno aumentato gli investimenti rispettivamente del 28% e del 30%.
Vino ed energia i settori più reattivi. Hanno saputo esprimere quella versatilità utile a superare la crisi in particolare due settori: quello della produzione vinicola e dell'energia. Nel primo caso, secondo il Censis, soffre «chi ha puntato solo sui mercati anglosassoni e sulle fasce alte di prodotto, le cosiddette etichette premium, mentre si mostra più ottimista chi ha saputo reagire e riposizionarsi rapidamente su nuovi mercati (magari l'India, dove il consumo di vino cresce del 20% l'anno) o ha puntato di più sul consumo casalingo.». Per quanto riguarda l'energia, nel 2008 il settore ha visto un aumento del 9,5% delle nuove aziende, soprattutto grazie a un buon uso degli incentivi statali. E le nuove aziende, in generale, stanno aumentando nelle zone di Prato e della Brianza.

L'exploit delgi enti locali. Conoscono bene il territorio e le sue complessità e sanno come affrontare le difficoltà caso per caso. Sono gli enti locali, per il Censis veri protagonisti di questo momento, grazie al loro atteggiamento pragmatico.
La finanza ancora molto prudente. I grandi investitori preferiscono mantenere liquidità, le banche sono prudenti del concedere erogazioni di denaro, ma non gli istituti più piccoli, anche in questo caso agevolati da una conoscenza più diretta dei loro interlocutori. E, a livello di investimenti privati, «nell'ultimo periodo il 50% degli italiani al momento di scegliere un investimento mette al primo posto la sicurezza, mentre ormai solo l'8% ricerca un alto rendimento a breve termine (prima della crisi coloro che erano pronti a rischiare di più erano il 20%)».
Preoccupazioni per il terziario. «Gli imprenditori del settore dei servizi sono stati molto abili nell'inventare un mercato (dalle consulenze di global provider ai servizi innovativi, da lbrokeraggio ai servizi alla persona, dalla piccola manutenzione alla gestion delle mense), ma non sono stati altrettanto capaci di farlo crescere consolidare, specializzandosi sulle tipologie di servizi e diversificando la clientela»: per questo, secondo il Censis, mentre agricoltura e industria sono già "allenati" nel fronteggiare le crisi, il terziario non ha mai dovuto subire ristrutturazioni e per questo potrebbe soffrire la crisi più degli altri settori.

4 aprile 2009
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