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I gelati torinesi Grom sbarcano in Asia

di Stefano Carrer

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29 aprile 2009

TOKYO - Il gelato italiano di qualità sbarca in Asia: ha aperto a Tokyo, nel quartiere di Shinjuku, il primo punto vendita Grom nel continente, che si affianca ai 27 negozi già operativi tra Italia, Francia e Usa. È una nuova tappa di sviluppo per la società fondata dai giovani imprenditori torinesi Federico Grom (37 anni) e Guido Martinetti (34 anni) con l'idea di produrre "il miglior gelato del mondo" attraverso ingredienti "premium". Tra l'altro, i due soci sono stati scelti da UniCredit, per la campagna promozionale che partirà tra pochi giorni, come esempio di piccola imprenditoria italiana che esporta qualità (con il supporto della banca). Come negli altri punti vendita, i gelati Grom che i giapponesi potranno assaggiare sono italiani al 100% (arrivano in miscele liquide da mantecare e anche gli ingredienti aggiuntivi vengono importati). Il partner locale (maggioritario) è Shintaro Akatsu, 44 anni, un imprenditore innamorato del made in Italy che ha contattato i due italiani un paio di anni fa insistendo per portare nel Sol Levante la Grom, che intanto aveva "sfondato" negli Usa. Il personale è di una ventina di unità, tra cui due ragazze italiane.

"A Tokyo ipotizziamo di vendite almeno 20mila chili il primo anno. I responsabili del department store in cui siamo premevano per prezzi più bassi, ma non abbiamo acconsentito" - afferma Martinetti – In futuro potremo espanderci con altri punti in Giappone. Penso che quest'anno arriveremo in totale a 32 negozi: il nostro modello di business esige una crescita lenta, non più di 8-10 negozi l'anno". Precisa Federico Grom: "Noi partiamo da un modello agricolo, dalla disponibilità delle migliori materie prime, per poi arrivare alla parte commerciale: il contrario dell'approccio consueto".

Mentre Martinetti è un enologo, Grom viene dalla finanza ma sottolinea di seguire la massima contraria a quella di Gordon Gekko ("Greed in not good", dice, ossia non occorre essere avidi e inseguire il profitto a tutti i costi a scapito di altre considerazioni). Così i due soci hanno respinto varie proposte (dal private equity come da grandi imprenditori) e stanno pensando non a espandersi in franchising, ma a impiegare risorse in un nuovo laboratorio e centro agricolo. L'aspetto del biologico e dell'eco-compatibilità figura in cima alle loro strategie: stanno concludendo con la società Novamont un accordi per eliminare del tutto la plastica. Tutti i cucchiaini saranno biodegradabili, mentre la parte non completamente ecocompatibile delle coppette sarà eliminata grazie a una prossima intesa con una società campana di imballaggio.

29 aprile 2009
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