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Il Tesoro rivede le stime sul 2009:
Pil in calo del 4,2%, deficit al 4,6%

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1 maggio 2009


L'economia italiana è risultata essere «meno esposta ai rischi specifici della crisi, anche se ha subito pesantemente il suo impatto indiretto». In particolare, il sistema bancario italiano appare «meno vulnerabile alla crisi finanziaria e l'impatto sui bilanci delle banche resta contenuto rispetto ad altri Paesi».

È con una nota di ottimismo che la Relazione unificata sull'economia e la finanza pubblica (Ruef), resa nota dal Tesoro, accompagna le ultime stime sui conti pubblici. Stime che si allineano con quelle già pubblicate nei giorni scorsi dalle istituzioni internazionali e dai centri studi, il più recente dei quali è stato prodotto dal Fondo monetario internazionale con il World Economic Outlook.

I timidi segnali di ripresa finora registrati in ordine sparso negli ultimi giorni si concretizzeranno però solo l'anno prossimo, quando la crescita del Prodotto interno lordo tornerà positiva a +0,3 per cento. «Nel 2009 - si legge nel documento - il Pil è stimato contrarsi del 4,2%, 2,2 punti percentuali in meno rispetto alla stima indicata nell'Aggiornamento del programma di stabilità dello scorso febbraio (-2%). Il profilo trimestrale prospetta una modesta ripresa a partire dal secondo trimestre del prossimo anno. Nel periodo 2010-2011 il Pil è proiettato crescere dello 0,7%».

Secondo la relazione del Tesoro è destinato a salire, come previsto, anche il debito pubblico: si attesterà quest'anno al 114,3% del Pil, per poi salire ancora al 117,1% l'anno prossimo e a 118,3% nel 2011. Il Tesoro ha rivisto quindi le stime in aumento: secondo le previsione pubblicate a febbraio, il debito/Pil era visto quest'anno al 110,5%, l'anno prossimo a 112% e nel 2011 a 111,6 per cento.

In aumento, ovviamente, anche il rapporto deficit/Pil. Nel 2009, secondo le previsioni contenute nella Relazione unificata sulla finanza pubblica, il disavanzo si attesterà al 4,6% del Pil, superiore di 0,9 punti percentuali rispetto alla stima elaborata a febbraio nell'Aggiornamento del Patto di stabilità interno (3,7%). Il livello di indebitamento nel 2010 si attesterà sullo stesso livello del 2009, per iniziare a scendere a partire dal 2011, anno in cui dovrebbe collocarsi al 4,3 per cento. Prevista in aumento la pressione fiscale: quest'anno salirà al 43,5% del Pil dal 43,3% delle ultime
previsioni.

In difficoltà anche il mercato del lavoro. Secondo i nuovi dati, quest'anno l'occupazione, misurata in termini di unità standard di lavoro, mostrerebbe una «riduzione significativa» del 2,6 per cento. Nell'industria, la riduzione più ampia. Nell'ipotesi di una crescita nulla dell'offerta di lavoro il tasso di disoccupazione si attesterebbe all'8,6 per cento. L'occupazione tornerebbe a crescere nel 2011 (0,6%) quando il tasso di disoccupazione si attesterebbe all'8,5 per cento. Nel 2010, invece, si dovrebbe risalire all'8,7 per cento. Il tasso di occupazione invece sarà pari a 57,4% nel 2009, a 57,3% nel 2010 e a 57,7% nel 2011.

Le prospettive economiche globali, si legge nel documento, «si sono deteriorate negli ultimi mesi», ma allo stesso tempo «sono aumentati gli sforzi tanto dei governi nazionali quanto degli organismi e delle sedi sovranazionali». Ora, quindi, «si guarda con qualche speranza alla possibilità di rallentamento dell'attuale fase di crisi». Il rallentamento della crisi - spiega ancora il ministero - «dipende da fattori numerosi e variabili: dal ristabilimento di un'adeguata crescita a livello mondiale alla conservazione del commercio mondiale; dal miglioramento della situazione occupazione fino a una nuova spinta verso il progresso sociale».

«Le famiglie italiane - prosegue ancora il documento - sono meno indebitate rispetto alla media dell'area euro. Non ci sono in Italia squilibri interni che hanno contribuito ad appesantire, e in alcuni casi hanno determinato, l'attuale congiuntura sfavorevole di altri Paesi. Questo - viene sottolineato - lascia pensare che, non appena sarà superata l'attuale fase di difficoltà della domanda mondiale, l'economia italiana potrà contare su una base più solida per la sua ripresa. L'attuale crisi rappresenta un'opportunità di cambiamento e di sviluppo per l'Italia, un'opportunità che deve essere colta».

1 maggio 2009
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