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Lega di A al via con Beretta

di Giuliano Balestreri

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1 maggio 2009
Maurizio Beretta (ANSA)

MILANO - La rottura della Lega Calcio si consuma tra le polemiche di chi non ci sta (la serie B) e di chi rivendica una decisione presa in quanto «atto dovuto» (la serie A). Da un lato Maurizio Beretta, l'ex direttore generale di Confindustria che ha ricevuto l'incarico di formare e guidare, a partire dal 1° luglio 2010, la Lega Calcio di Serie A; dall'altro Antonio Matarrese, il presidente uscente che dice: «Mi hanno pugnalato al cuore». E che poi rincara la dose: «Una cosa è enunciare un piano, un'altra è realizzarlo. Per quello che so Beretta è un ottimo giornalista, nonché braccio destro di Montezemolo. E oggi un consulente della serie A. Il presidente di Lega sono io e resto io». Almeno fino a quando la Figc non deciderà l'inevitabile commissariamento della Lega. Potrebbe succedere già il 5 maggio quando la riunione del Consiglio Federale probabilmente delibererà l'azzeramento degli attuali vertici della Lega.

La giornata di ieri ha in qualche modo chiuso l'era Matarrese per aprire quella di una nuova Lega «che verrà costruita sul modello europeo, internazionale – dice Beretta –. Abbiamo grandi potenzialità, ma i primi punti da affrontare sono quelli degli stadi di proprietà e della pressione fiscale. Per questo chiederemo subito un incontro con il sottosegretario allo sport Crimi».

Il divorzio tra la A e la B si è consumato nel tempo, logorato da interessi troppo diversi perché il matrimonio funzionasse ancora. Di certo non è stato il fattore economico a far crollare il sistema: a livello pratico infatti non cambierà nulla. Continueranno le promozioni e le retrocessioni, così come la mutualità: oggi la A versa alla B circa 70 milioni di euro e continuerà a farlo. L'accordo è garantito fino al 2010, poi – spiega Adriano Galliani – «ci saranno una Lega di A, una di B e una di C e succederà ciò che è successo già in molti altri Paesi d'Europa. Le promozioni e le retrocessioni continueranno a esserci d i soldi alle società di B saranno dati regolarmente perché nessuno vuol fare la guerra ai cadetti».

Il giocattolo si è quindi rotto sulle regole di governance. La A chiedeva di contare in assemblea per almeno i due terzi (per poter prendere tutte le decisioni e allo stesso tempo garantire il diritto di veto alle grandi squadre), la B non voleva vedersi svuotata di ogni potere decisionale, «un passo inevitabile» prosegue Galliani.

«L'assemblea è stata una farsa», dicono i cadetti e poi aggiungono: «Oggi vogliono far sparire la B, domani toccherà alle piccole squadre di serie A». Il presidente dell'Albinoleffe, Gianfranco Andreoletti, che rappresenta la B parla di una «situazione paradossale». E poi attacca Galliani: «Il suo regolamento è stato bocciato da un'assemblea democratica, ma anziché accettare il verdetto il presidente del Milan ha lanciato il sasso della scissione. La B si opporrà in ogni modo, anche legale – continua Andreoletti –, questo è un calcio malato che si è appena ripreso da uno scandalo di cui lui (Galliani, ndr) è stato protagonista».

La B però ha anche scaricato il presidente uscente: «Saremmo stati pronti a votare Beretta, ma non abbiamo avuto modo. Non abbiamo proposto nessuna candidatura di bandiera, neppure Matarrese», aggiunge Andreoletti a cui fa eco il numero uno del Parma Tommaso Ghirardi: «Beretta è in grado di garantire la A e la B». Eppure il presidente uscente replica: «Non si è votato sul mio nome perché io non ho voluto», ma a crederci sono in pochi e allora incalza: «Probabilmente la ricchezza disgrega le famiglie e, quando arrivano troppi soldi, qualcuno si ubriaca. Io ero disposto ad allargare la struttura e accogliere Beretta come consulente». E poi attacca diverse volte «qualcuno evidentemente non è rimasto contento dei successi ottenuto dalla mia gestione», ma si rifiuta di dare un volto "all'accusato".

Intanto mentre su via Rosellini si allunga l'ombra del commissariamento su un punto si trovano tutti d'accordo: coinvolgere il Governo. Chi per far applicare rigorosamente la legge Melandri (la B), chi per impedire la scissione (Matarrese, che spera di salvare la presidenza), chi vuole accelerare l'iter legislativo che trasformi il calcio in un vero settore economico (la A). Un tema particolarmente caro a Beretta, che saluta così: «Sono a disposizione dei miei azionisti, le squadre di A». E intanto ieri l'Alta Corte di Giustizia dello Sport del Coni ha sospeso il provvedimento che imponeva alla Juventus di giocare a porte chiuse contro il Lecce, dopo i cori razzisti nei confronti di Mario Balotelli. Un vero autogol dello sport.

1 maggio 2009
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