Jose Manuel Barroso, popolare portoghese, è l'unico candidato alla presidenza della Commissione europea, ma non si sa quando lo diventerà. Una partita che sembrava semplice potrebbe diventarlo meno a causa delle trattative in corso per la scelta del presidente del Parlamento europeo.
Barroso ha aspettato i risultati delle elezioni per ricandidarsi ufficialmente, cosa che ha fatto questa mattina, dopo il chiaro successo delle forze popolari e conservatrici in Europa. Puo già contare sul consenso esplicito dei leader europei che appartengono al Ppe ed anche su quello di tre socialisti: Jose Zapatero, Gordon Brown e Jose Socrates. Altri candidati non ce ne sono, ed infatti la sua nomina è scontata. Il problema, considerando che il suo mandato scade solo il 31 ottobre, è quando e a che prezzo per i popolari europei, che hanno sì vinto le elezioni, ma non sono da soli, la maggioranza assoluta del parlamento e devono quindi trovare un accordo con altre forze perchè la scelta del presidente della Commissione sia approvata a Strasburgo.
Il quando. Barroso potrebbe essere nominato già la prossima settimana al Consiglio dei capi di Stato e di Governo della Ue, e il suo nome andare all'approvazione del Parlamento il prossimo 15 luglio. Il voto si svolgerebbe secondo le norme del trattato di Nizza, quindi maggioranza semplice, la metà più uno dei presenti. Esito scontato a favore del portoghese, e senza che i popolari debbano trattare più di tanto con altre forze. Qualcuno però, come Nicolas Sarkozy e Angela Merkel, dice «aspettiamo che entri in vigore il Trattato di Lisbona», cosa che dovrebbe accadere entro fine anno, dopo il prossimo referendum di ratifica irlandese tra settembre ed ottobre. Non è solo una questione di qualche mese però. Con Lisbona infatti non basta più la maggioranza semplice del Parlamento per la ratifica, ma ci vuole quella assoluta: la metà più uno dei deputati. Esito probabilmente scontato anche qui, ma con un po' più di suspence.
Sulla questione tempi c'è chi sostiene la necessità di dare al più presto la sensazione che l'Europa "c'è", che le sue massime cariche istituzionali non vivono momenti di incertezza, soprattutto in questo momento di crisi economica, che a quel numero da chiamare a Bruxelles per sentire l'Europa che chiedeva Henry Kissinger qualcuno risponde.
Il prezzo per il Ppe. I popolari europei non mettono nemmeno in discussione l'ipotesi che Barroso possa non essere confermato alla guida della Commissione. Perchè questo accada però è necessario un accordo con altri gruppi al Parlamento. Si potrebbe fare un accordo con gli sconfitti socialisti del Pse, ben contenti di confermare una intesa in base alla quale la presidenza del Parlamento viene divisa a metà (due anni e mezzo a testa) tra i due maggiori gruppi. Sarebbe però un'intesa che rischierebbe di essere limitata solo a questo (le presidenze) e non è detto che nel Pse non possano esserci defezioni tali da rendere il voto su Barroso un po' risicato. L'elezione ci sarebbe, ma l'immagine ne soffrirebbe.
La maggioranza assoluta a Strasburgo è di 369 voti. Ppe e Pse la superano di gran lunga: l'assegnazione dei seggi e la formazione dei gruppi non sono ancora definitive, ma i due partiti contano su circa 448-450 voti. A caldo, a ridosso delle elezioni che hanno visto popolari e socialisti contrapporsi (con molti di questi ultimi attaccare proprio la guida della Commissione in mano a Barroso) molti nel Pse potrebbero non voler votare la riconferma, come già non votarono la prima nomina. Se questo impedisse la nomina di Barroso vorrebbe dire rompere l'intesa e rinunciare alla presidenza del Parlamento nella seconda parte della legislatura, quella a ridosso delle prossime elezioni. Converrebbe al Pse, che uscendo sconfitto dalle elezioni (e con tre premier e quindi i loro partiti ragionevolmente favorevoli a Barroso) potrebbe invece "vincere" la presidenza dell'Assemblea? Nella partita cerca di inserirsi anche l'attuale capogruppo dei liberaldemocratici, lo scozzese Graham Watson, che si è candidato alla presidenza del Parlamento e punta su un accordo a tre: Commissione al Ppe e presidenze a Alde e Pse. Degli 83 deputati del suo gruppo (che in buona parte sostenne però Barroso nel 2004) sostiene che una sessantina non voterebbero il portoghese in mancanza di una intesa, troppo pochi probabilmente per essere determinanti.