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Berlusconi: «Adesso tocca alle imprese»

di Dino Pesole

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Documento / Dalle famiglie alle banche le misure per il rilancio

La manovra del Governo «va nella direzione di risolvere la crisi nelle aziende italiane, nel settore manifatturiero, che sono messe nella migliore condizione per agganciare la ripresa». In conferenza stampa, il presidente del Consiglio, Silvio Berlusconi commenta così la ratio del decreto approvato dal Consiglio dei ministri. In sostanza è un'anticipazione, un'«opera di manutenzione» con un primo aggiornamento al 2010 della manovra triennale anticipata approvata nell'agosto del 2008.
Tra breve – ha spiegato il ministro dell'Economia, Giulio Tremonti – vedrà la luce il Dpef, in attesa che la Camera dia il via libera alla riforma della legge e delle procedure di bilancio approvata dal Senato, «un testo di grande importanza, che ha ottenuto un consenso bipartisan». Con il decreto si conferma la tecnica «di concentrare già in autunno a Palazzo Chigi tutte le risorse». Sarà in sostanza la Presidenza del Consiglio ad amministrare «la Finanziaria tabellare» del prossimo anno, con la ripartizione dei fondi tra i vari dicasteri.

Un decreto che punta a dare una spinta all'economia dunque, nella convinzione che gli stimoli economici - ha puntualizzato il premier - non siano un interruttore che appena si attiva accende la luce, ma che occorra del tempo per verificarne l'efficacia in una fase di crisi profonda quale quella che sta attraversando l'intera economia mondiale. Agli imprenditori bisogna dire di «continuare a fare promozione ai loro prodotti». Se a fronte di un calo dei consumi, «reagiscono diminuendo la pubblicità, smettono di premere sui possibili acquirenti e rinunciano a vendere». Poi il premier ricorda «l'invito che ho fatto a Santa Margherita Ligure» e dice che in questo «non c'è alcuno scandalo»: non c'è niente di male nel «minacciare di non dare la vostra pubblicità ai media che diffondono la crisi».
Berlusconi ha posto particolare enfasi sull'"apprezzamento" espresso sul provvedimento dalle imprese, in particolare sulla «Tremonti-ter» che detassa per il 50% gli utili reinvestiti in beni ammortizzabili. Al ministro dell'Economia il compito di illustrare il dettaglio delle misure, con particolare riguardo al contenimento del costo delle commissioni bancarie. Norma che avrà «un buon impatto non solo per chi ha rapporti con le banche, a partire dalle famiglie, ma anche per il mondo bancario che condivide questo intervento perché anticipa quello che avrebbero fatto spontaneamente».

Il Governo – osserva ironicamente Tremonti – ha deciso di farlo in maniera "spintanea" ma «è anche interesse della banca che si abbia un buon rapporto con la banca stessa. Questo è un vero cadeau». Tremonti, è noto, si è mostrato tutt'altro che tenero nelle sue ultime uscite pubbliche nei riguardi dei banchieri, e lo stesso premier lo interrompe per ironizzare a sua volta: «Non so come frenare questa cotta del ministro per le banche che alla fine preferiscono la minestra alla finestra, come si diceva una volta ai bambini».
Sullo sfondo, la nuova diatriba sui numeri della crisi, che ha opposto due giorni fa la Banca d'Italia allo stesso Tremonti. Berlusconi invita le organizzazioni internazionali che «un giorno sì e uno no dicono che il deficit è al 5%, i consumi in calo del 5%, che la crisi ci sarà fino al 2010 o che si chiuderà nel 2011. Un disastro. Dovremmo veramente chiudere la bocca a tutti questi signori che parlano, magari perché di cose che i loro uffici studi gli dicono possono verificarsi, ma che così facendo, distruggono la fiducia dei cittadini dell'Europa e del mondo». E anche i media sono tra i fattori «che alimentano la crisi e spargono panico».
Nel complesso, a parere del premier, il decreto va nella direzione di alleggerire «la mano dello Stato sulle imprese», e conferma la «spinta riformatrice» dell'Esecutivo.

Ora tocca alle imprese, che «devono fare la loro parte», aggiunge Tremonti. A quanto ammonta l'entità della manovra, gli viene chiesto? Il ministro rinvia alla nota tecnica, che sarà disponibile nelle prossime ore, e a un successivo incontro "analitico" con i giornalisti in programma per martedì. Nel frattempo annuncia che con l'assestamento di bilancio si sono resi disponibili 5 miliardi che serviranno a finanziare l'operazione di accelerazione dei crediti vantati dalle imprese nei confronti della pubblica amministrazione (si veda articolo a pagina 8).
Sulla riedizione dello scudo fiscale, sono in corso approfondimenti a livello europeo: «Stiamo vedendo cosa fanno gli altri paesi». Il testo – come di consueto – è ancora in progress, tanto che Tremonti ritiene vi sia anche la proroga della sospensione della class action. Quanto al capitolo antievasione ed elusione, il ministro si sofferma sul fenomeno delle compensazioni fraudolente: «Ci sono vere e proprie industrie dell'abuso».

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