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Corte dei conti: «Corruzione tassa occulta da 50/60 miliardi»

di Nicoletta Cottone

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25 giugno 2009

C'è una tassa occulta che i cittadini pagano e che costa fra i 50 e i 60 miliardi l'anno: la corruzione. Parola del procuratore generale della Corte dei Conti, Furio Pasqualucci, che lo ha attestato nella relazione sul rendiconto generale dello Stato per il 2008. «Il fenomeno della corruzione all'interno della P.A. é talmente rilevante e gravido di conseguenze in tempi di crisi come quelli attuali da far più che ragionevolmente temere che il suo impatto sociale possa incidere sullo sviluppo economico del Paese anche oltre le stime effettuate dal servizio Anticorruzione e Trasparenza del ministero della Funzione pubblica, nella misura prossima a 50/60 miliardi di euro all'anno costituenti una vera e propria tassa immorale ed occulta pagata con i soldi prelevati dalle tasche dei cittadini».

Il recupero dell'evasione fiscale varrebbe 100 miliardi l'anno. Il recupero dell'evasione fiscale darebbe un gettito di oltre 100 miliardi di euro l'anno, ha ricordato il procuratore generale della Corte dei Conti, Furio Pasqualucci «un vero e proprio tesoro che risolverebbe non pochi problemi», ma «non può nascondersi un certo scetticismo, quanto meno sulla rapidità con cui sarà possibile recuperare all'Erario l'area dell'evasione». Secondo il procuratore generale, «mentre va auspicato un forte impegno per ridurre l'evasione fiscale, non può ritenersi che per questa via sia possibile acquisire con sollecitudine le risorse necessarie per fare fronte alla crisi in atto».

Il debito pubblico lascia pochi spazi di manovra. «Il fattore di rigidità rappresentato dal debito pubblico lascia spazi ridotti ad una manovra anticiclica del Governo». Lo rileva nella relazione il procuratore generale Furio Pasqualucci sul Rendiconto generale dello Stato per il 2008. «Diviene particolarmente difficile - ha aggiunto Pasqualucci - conservare in queste condizioni l'equilibrio fra esigenze di sostegno del ciclo economico e mantenimento della sostenibilità futura dei saldi di finanza pubblica». Da questo punto di vista, i suggerimenti provenienti dagli economisti, che indicano nella lotta all'evasione fiscale, nell'alienazione del patrimonio pubblico e nella riforma delle pensioni gli strumenti con cui trovare nuove risorse senza aumentare l'indebitamento, rappresentano «ipotesi più o meno suggestive che vanno considerate con attenzione, ma anche con doveroso realismo».

La crisi impone tagli di spesa. «Il ripiegamento del ciclo economico dissolve ora la possibilità di utilizzare la leva fiscale come strumento principale per la conservazione degli equilibri del bilancio pubblico». Giorgio Paleologo ha sottolineato che data la crisi, «si presenta la necessità di contenere la dinamica della spesa corrente, in una misura assai più pronunciata di quanto non sia stato realizzato negli anni passati». Da tale punto di vista «i risultati del 2008 confermano la portata ancora limitata degli interventi correttivi della spesa corrente» e «ciò si traduce, oggi, in un limitato spazio di manovra nella predisposizione di interventi anti-ciclici».

Indispensabile adeguare l'età pensionabile all'Europa. La parificazione dell'età pensionabile tra uomini e donne nella pubblica amministrazione, chiesta dalla sentenza della Corte di Giustizia europea, «appare l'occasione propizia per un riesame della legislazione in materia che adegui l'età effettiva di pensionamento in Italia rispetto alla media europea». Lo ha sottolineato il Procuratore generale della Corte dei Conti, Furio Pasqualucci, nella requisitoria sul Rendiconto dello Stato per il 2008. «Gli effetti positivi - sottolinea Pasqualucci - potrebbero cominciare ad evidenziarsi in tempi relativamente brevi».

Cartolarizzazioni, opere incompiute. Nel corso del 2009 sono tornati agli originari proprietari gli immobili ancora invenduti nell'ambito delle due operazioni Scip 1 e Scip 2. «Non può sottacersi – ha commentato il Procuratore generale della Corte dei Conti, Furio Pasqualucci - che siamo in presenza della conclusione anticipata di un ambizioso progetto rimasto incompiuto, che ha conseguito risultati più che modesti». Pasqualucci ha ricordato che le recenti cartolarizzazioni, a fronte di un portafogli di 129 miliardi, avevano fruttato ricavi per 57,8 miliardi con un supporto ricavi/cessioni del 44,7 per cento. Per il P.G. della Corte, dunque, l'alienazione di beni pubblici per dare fiato ai conti pubblici in presenza della crisi economica risulta «di difficile utilizzazione e comunque poco praticabile in tempi brevi».

I ritardi nell'azione amministrativa sono uno spreco di risorse pubbliche. I ritardi nell'azione amministrativa, per il presidente della Corte dei Conti, Tullio Lazzaro, «sono fonte, diretta e indiretta, di spreco di risorse pubbliche e sono sintomo e conseguenza del male, gravissimo, del non agire, del decidere di non decidere che da tanto, da troppo tempo, affligge il Paese». A questo male per Lazzaro é necessario porre rimedio anche «con riforme normative e con assetti organizzativi innovatori di schemi e sistemi: é largamente condivisa, infatti, tanto tra gli economisti quanto in sede politica, la valutazione che l'efficienza della pubblica amministrazione contribuisce, in misura significativa, all'incremento del Pil». Per garantire un uso efficiente
  CONTINUA ...»

25 giugno 2009
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