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L'Italia esporta il solare in Egitto

di Federico Rendina

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13 giugno 2009
Nel fotomontaggio, la piramide ecologica del Cnr prende il posto della piramide di Cheope alle spalle della Grande Sfinge di Giza

ROMA - Sbarca in Egitto per tentare di farsi largo in tutto il continente africano il solare termodinamico sviluppato dall'Enea partendo dal "progetto Archimede" di Carlo Rubbia. Non c'è solo una commessa industriale dietro l'accordo firmato al Cairo tra il Presidente dell'Enea Luigi Paganetto con le massime autorità locali dell'energia e della ricerca scientifica: il ministro della ricerca Hany Helal, il ministro per l'energia Hassan Younes e e Tarek Hussein, presidente dell'Accademia egiziana per la Ricerca (Asrt). L'accordo prevede un'attività in comune su tutta la filiera dello sviluppo e della realizzazione e commercializzazione degli impianti capaci di generare energia elettrica concentrando i raggi del sole su un sistema di trasmissione e conservazione del calore attraverso un liquido salino.

Gli egiziani avevano già sperimentato un paio di anni fa un accordo sulla tecnologia "Archimede" con gli spagnoli, limitato però alla fornitura di un impianto pilota. Il patto italo-egiziano ha un'orizzonte più vasto. Per creare un know how locale Asrt e Enea mettono in campo rispettivamente l'Autorità egiziana per le energie rinnovabili e la nostra Fn, una società partecipata dall'Enea che aggrega molte capacità private. Della partita sono anche la Tecnimont, Angelantoni, la Techint e le divisione per le rinnovabili dell'Enel.
«Verrà allestito un laboratorio congiunto e un impianto pilota in grado di costituire un nucleo di formazione diffusione di questa tecnologia innanzitutto nell'area mediterranea» spiega Paganetto. Che traguarda un'ipotesi suggestiva: «iniziative come questa possono concretizzare l'idea di un nuovo sistema di generazione elettrica consortile, da fonte pulita, in grado di servire i paesi del Mediterraneo attraverso un apposita rete elettrica». Ma il progetto «ha le carte in regola per diffondersi in tutti i paesi africani». «Allo stesso tempo la nuova metodologia di collaborazione tra istituzioni pubbliche e operatori privati consentirà anche a noi di sperimentare quel rapporto più diretto tra la ricerca e industria che in Italia ancora manca» rimarca il Presidente dell'Enea.

13 giugno 2009
© RIPRODUZIONE RISERVATA
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