Impegnato da giorni sul "caso Sud" scoppiato nella maggioranza e nel governo, Silvio Berlusconi tornerà domani a Roma per proseguire il confronto con i ministri impegnati con lui nell'elaborazione del piano di nuovi interventi per il Mezzogiorno.
Tra domani sera e mercoledì mattina, infatti, ci sarà la prima riunione con Giulio Tremonti, Altero Matteoli, Claudio Scajola, Raffaele Fitto e Stefania Prestigiacomo per mettere nero su bianco il progetto. Punto di partenza sono i fondi del Fas che il presidente del Consiglio deve sbloccare (si partirebbe con una prima tranche di 7 miliardi), ma indicando da Palazzo Chigi come utilizzarli. Il premier, infatti, vuole evitare le distorsioni del passato sull'impiego delle risorse.
L'obiettivo è di individuare i progetti a cui destinarle. Il tutto ovviamente nel «quadro strategico nazionale». Tradotto significa: soldi alla Regioni, ma gestione da parte della presidenza del Consiglio, attraverso un coordinamento composto dai dicasteri che concorrono al 'pianò.
Sulla carta l'organizzazione del lavoro è chiara. Ma a complicare le cose è il braccio di ferro in corso nella maggioranza e nel governo. C'è ad esempio da risolvere il caso di Gianfranco Miccichè. Il sottosegretario alla presidenza del Consiglio che ha la delega al Cipe, nonostante le parole del premier per un impegno rapido a favore del Meridione, non è disposto a dare «deleghe in bianco» e chiede di vedere i fatti, senza escludere ancora di formare un Partito del Sud. Un atteggiamento che certo non piace al presidente del Consiglio.
Ma le ipotesi su come possa concludersi la vicenda sono ancora tutte aperte: c'è ad esempio l'idea di promuovere Micciché a ministro del Mezzogiorno per dare la massima visibilità alle istanze del Sud nel governo. Una strada che tuttavia appare molto complicata sia dal punto di vista tecnico (si dovrebbe fare una legge ad hoc per aumentare il numero dei ministri) sia perchè inasprirebbe ancora i rapporti nella maggioranza.
Su posizioni opposte a quella del sottosegretario, infatti, c'è la maggioranza degli azzurri siciliani, che fanno capo al ministro della Giustizia Angelino Alfano e al presidente del Senato Renato Schifani. Al momento, l'idea più realistica sembra dunque quella di inserire Miccichè nella cabina di regia per il Mezzogiorno. Infine, spunta anche l'ipotesi di proporre al sottosegretario la guida della nuova forza politica siciliana da federare al Pdl (al lavoro sul progetto è un gruppo di deputati vicini a Gianfranco Fini).
Intanto, Berlusconi deve tener conto dell'umore della Lega. Dopo le richieste dei ministri meridionali di un impegno in prima persona per stoppare l'asse Tremonti-Carroccio, il Cavaliere chiede di mettere in freno alla polemica sulla missione militare in Afghanistan, dopo l'invito di Umberto Bossi a riportare tutti a casa. E ottiene la frenata dei capigruppo del Carroccio: «Nessun contrasto, restiamo leali», garantiscono i capigruppo. Ma non è l'impegno italiano a Kabul il centro delle preoccupazioni della Lega che, piuttosto, lamenta il ritardo nell'esame del Codice delle Autonomie dovuto, spiega più di qualcuno nel governo, alle obiezioni del ministro per gli Affari Regionali Raffaele Fitto.
