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Vicenda derivati a Milano: contestato il reato di truffa aggravata per 14 persone e 4 banche

di Beatrice Rioda

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28 luglio 2009

Truffa aggravata. È il reato contestato dal procuratore aggiunto di Milano Alfredo Robledo a 12 funzionari di banca, 2 del Comune e 4 istituti bancari coinvolti nella vicenda dei derivati, stipulati a danno del l'amministrazione comunale di Milano, relativi al prestito obbligazionario sottoscritto nel 2005 per un importo di circa 1,6 miliardi dall'ente, che ha generato profitti illeciti in favore delle banche superiori ai 100 milioni di euro.

Oggi è stato depositato il documento di chiusura – 415 bis – della complessa indagine svolta in collaborazione con il Nucleo di Polizia Tributaria della Guardia di Finanza del capoluogo lombardo. Gli indagati sono Tommaso Zibordi e Carlo Arosio di Deutsche Bank, Gaetano Bassolino (figlio del governatore della Campania, Antonio Bassolino), Matteo Stassano e Alessandro Foti di Ubs Limited, Antonia Creanza, Fulvio Molvetti, Luca Brusadelli, Francesco Rossi Ferrini e Simone Rondelli (membro del cda di A2A) tutti di JP Morgan Chase Bank, Marco Santarcangelo e Francis William Marrone di Depfa Bank Plc, dell'ex direttore generale del Comune di Milano Giorgio Porta e di Mauro Mauri (già consulente finanziario di Gabriele Albertini), esperto esterno componente della Commissione tecnica comunale preposta alla valutazione delle condizioni finali del prestito obbligazionario per la ristrutturazione del debito del comune di Milano. Le quattro banche coinvolte sono Deutsche Bank, Ubs Limited, JP Morgan Chase e Depfa. Tutti gli indagati, secondo l'accusa, hanno concorso a stipulare contratti derivati, che sarebbero dovuti servire a ristrutturare il debito del Comune di Milano, senza che in realtà ne sussistesse la convenienza economica per l'ente stesso, certificandola falsamente «con artifici e raggiri», come sostenuto nel documento di chiusura indagini.

La mancanza di convenienza economica, requisito richiesto per legge al fine di stipulare contratti derivati per gli enti locali, risulta chiara dal passaggio in cui il 415 bis spiega che i funzionari avrebbero anche omesso «di prendere in considerazione, ai fini del calcolo della riduzione del valore finanziario delle passività totali, l'esistenza di un contratto derivato, stipulato in data 5 Marzo 2002 con Unicredito Italiano S.p.a., connesso a mutui in essere» per un importo complessivo di più di 700 milioni di euro «estinto in un momento successivo con un'autonoma operazione», in seguito alla quale «l'Ente si vedeva gravato di una passività effettiva per la sua chiusura pari a un costo di» oltre 96 milioni di euro «corrispondente al valore di mercato del derivato all'atto della sua liquidazione, regolato con il pagamento cash della somma di 20 milioni di euro, e rinegoziato per la rimanente parte nella misura di» oltre 48 milioni di euro «con le stesse banche e nella misura di» oltre 28 milioni di euro «con Unicredit banca d'Impresa, con costi aggiuntivi per il relativo rifinanziamento rispettivamente di» oltre 12 milioni di euro e oltre 2 milioni di euro.

Inoltre, le banche d'affari avrebbero spogliato dolosamente il Comune di Milano, nella stipulazione del contratto, regolato dalla normativa inglese vigente, della tutela dovutagli in forza della qualificazione di "intermediate customer" che gli spettava, violando, in particolare, i doveri di legge circa le protezioni da assicurare ai clienti così classificati, protezioni espressamente indicate dalle norme del Conduct of Business Sourcebook, nonchè dai Principles stabiliti nel Financial Services Authority Handbook.

L'indagine conclusa potrebbe sicuramente rappresentare un punto di riferimento anche per altre autorità giudiziarie attualmente impegnate in accertamenti dello stesso tipo sul territorio nazionale. Lo stesso procuratore aggiunto Robledo, sempre in collaborazione con la Guardia di Finanza di Milano, sta eseguendo indagini ad ampio raggio su ulteriori operazioni finanziarie della stessa natura poste in essere da Enti territoriali italiani, come riportato da Claudio Gatti su Il Sole 24 ore del 22 luglio.

28 luglio 2009
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