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Sequestrati gli yacht italiani per il dittatore Kim Jong-Il

di Raoul de Forcade

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23 LUGLIO 2009


Il dittatore nordcoreano Kim Jong-Il ha recentemente tentato di acquistare, in violazione all'embargo internazionale in atto contro la Corea del Nord, due yacht italiani prodotti da Azimut-Benetti. Un tentativo bloccato, però, dalla guardia di finanza. Teatro dell'operazione i cantieri di Viareggio dell'azienda, dove le due barche, un Azimut 95 e un Azimut 105, del valore complessivo di circa 13 milioni di euro, sono state realizzate.
Il gruppo italiano, leader mondiale nella produzione di yacht di lusso, spiega di aver ricevuto un ordine di acquisto per le due imbarcazioni «da un cliente di nazionalità austriaca attraverso i normali canali commerciali, su segnalazione del concessionario locale di Azimut, che da anni collabora con l'azienda. Il cliente austriaco (che, a quanto risulta, aveva pagato in contanti, ndr) ha successivamente ceduto l'ordine, come talvolta avviene, a una società cinese indicando, quale destinazione finale dei due yacht, appunto, la Cina».
La guardia di finanza, però, ha scoperto che, dietro un'operazione apparentemente regolare, gli acquirenti nascondevano un tentativo di violare l'embargo sulla Corea del nord. Ed è scattato il sequestro amministrativo dei due yacht. Tutto sarebbe partito da un'informativa dei reparti speciali della guardia di finanza, che rivelava, tra l'altro, come la società cinese che aveva acquisito l'ordine fosse collegata a Kim Jong-Il. Anche la polizia austriaca ha effettuato un blitz nella sede della società che aveva ceduto i diritti. E seguendo la pista dei denari spostati di banca in banca, i finanzieri italiani, in collaborazioni con gli austriaci, avrebbero stabilito che dietro ai pagamenti c'era proprio il dittatore nordcoreano.
Al momento del sequestro degli yacht, avvenuto in maggio, spiegano alla Azimut Benetti, l'azienda «si è attivata immediatamente dando mandato ai propri legali non solo di risolvere immediatamente gli ordini di vendita delle imbarcazioni, ma di agire senza indugio contro gli autori dell'illecito, facendo valere i propri diritti come parte lesa per frode contrattuale». Inoltre, «non appena è stata avvisata delle reali intenzioni dei presunti acquirenti delle imbarcazioni», Azimut Benetti «si è messa immediatamente a disposizione, per fornire alla guardia di finanza tutto il supporto necessario, in termini di informazione e documentazione, per svolgere al meglio e in tempi rapidi le indagini investigative».
Il ministero dello Sviluppo economico, chiarisce ancora il gruppo, «ha recentemente disposto il dissequestro dei due yacht, restituendoli alla piena disponibilità dell'azienda». Quanto alle somme corrisposte per l'acquisto delle due imbarcazioni, «restano nella disponibilità di Azimut-Benetti sino alla successiva rivendita degli yacht, fermo restando il diritto della società di non subire alcun danno economico da questa vicenda. Azimut-Benetti viene così prosciolta dall'accusa di tentata esportazione illegale».

23 LUGLIO 2009
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