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Israele alza i tassi ma per i big non c'è una stretta a breve

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24 agosto 2009


È stata la Banca d'Israele il primo istituto centrale ad aumentare il costo del denaro dopo due anni di corsa forsennata al ribasso in tutto il mondo per fermare la crisi finanziaria e la recessione economica. La mossa era, almeno in parte attesa dai mercati, mentre é improbabile che a muoversi, almeno nel breve termine, siano le Banche centrali delle principali aree economiche al mondo - Usa, Giappone, Cina, Eurozona, Gran Bretagna. I banchieri centrali riuniti al vertice monetario di Jackson Hole, nel Wyoming, lo scorso fine settimana, si sono mostrati "cautamente" ottimisti sul futuro. Il messaggio uscito dalla riunione é stato che l'economia globale sta uscendo dalla recessione ma che non ci saranno strette sui tassi nel breve termine. A dare il la alla stretta monetaria é stata la Banca d'Israele con una decisione che non avrà valore politico vista l'economia 'a circuito chiuso' del Paese: l'Istituto centrale ha deciso di aumentare il tasso di interesse a breve di un quarto di punto allo 0,75%, il primo aumento dal luglio 2008. Il tasso era stato ridotto di 3,75 punti percentuali dallo scorso settembre a tutto maggio di quest'anno. Le attese preponderanti degli analisti erano, invece, di un mantenimento dei tassi ai livelli attuali in attesa di una crescita più sostenibile: il secondo trimestre per il pil israeliano si é chiuso a sorpresa con una crescita annualizzata dell'1% contro attese di un nuovo peggioramento, grazie al balzo del 20% della spesa pubblica, e il dato del primo trimestre é stato riveduto al rialzo da -3,7% a -3,2% (-1,7% nel primo semestre, l'unico periodo negativo per l'economia israeliana). Nel frattempo, l'inflazione in Israele si é portata in luglio all'1,1% mensile e al 3,5% annuo contro un target ufficiale dell'1-3%. "Dopo il dato sui prezzi di luglio - commenta Ori Greenfeld, economista di Clal Finance - ci sono state sicuramente molte pressioni sulla Banca centrale perché aumentasse i tassi già da questo mese" dopo averli mantenuti a un nuovo minimo storico per cinque mesi. Per Stanley Fischer, Governatore della Banca d'Israele, é stata questa la scelta più giusta in un difficile equilibrismo tra necessità di sostenere la ripresa, evitando un eccessivo apprezzamento dello shekel e un danno all'export.
(Mirca Mantero)

24 agosto 2009
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