«Con il pensionamento della vecchia lira, è nato un esercito di nuovi collezionisti, che oltre a raccogliere buona parte delle monete di epoca repubblicana, hanno rivolto il proprio interesse anche alle emissioni del Regno d'Italia di Vittorio Emanuele III».
Così spiega il "filone lira" Umberto Moruzzi che, oltre a essere perito numismatico di procure, tribunali e della camera di commercio di Roma, è titolare, con la sorella Loredana, di un negozio, la Moruzzi Numismatica in zona Cinecittà, nella capitale. «Banconote e monete in lire possono essere un investimento – continua l'esperto – anche se si tratta dei biglietti più recenti, con prezzi di mercato relativamente accessibili, che potranno elevarsi nel corso del tempo. A causa dell'altissima domanda, dal 2002 al 2007 le quotazioni si sono moltiplicate».
Quindi, se si possiedono lire dell'ultima serie ancora convertibile, che fare, cambiarle o farle valutare da un esperto? «Se si tratta di "fior di stampa", o con caratteristiche di rarità, è bene informarsi sul loro valore di mercato – consiglia Moruzzi –, considerando che la collezione completa dell'ultima emissione circolante prima dell'euro, se non comprende rarità, vale intorno ai 450 euro, rispetto a un valore nominale di 345 euro». Chi avesse in casa qualche vecchia banconota in lire può farla valutare da un negozio di numismatica. La consulenza dovrebbe essere gratuita, ma è bene, per conoscere la sua quotazione, rivolgersi a più di un negozio. «In Italia sono circa 350 – osserva Moruzzi – ma gli aderenti all'associazione Nip (Numismatici italiani professionisti) sono quelli che offrono maggiori garanzie sulla compravendita».
Se si amplia il discorso ai biglietti emessi dall'Unità d'Italia a oggi, il più raro è quello da 1.000 lire della Banca nazionale del Regno d'Italia (1872-73), che è quotato sui 50mila euro. Fra i più recenti, invece, si segnala la banconota da 500 lire "Barbetti" con contrassegno "Medusa" del 14 novembre 1950: in buone condizioni vale circa 20mila euro.