È il paradosso dei numeri: la quota di spesa del bilancio suscettibile di essere in qualche modo gestita ammonta al 2,5% del totale: 20 miliardi sui circa 800 del totale delle spese finali delle Amministrazioni. E ancora a 20 miliardi ammontano le spese formalmente sottratte al controllo della Ragioneria generale: in buona parte fanno capo alla presidenza del Consiglio e uffici annessi. Ma si tratta di pura coincidenza. Mario Canzio, responsabile della Ragioneria, ha ricordato il primo numero per indicare l'enormità della quota "rigida" delle spese di bilancio perché conseguenti a disposizioni di legge o riguardanti diritti soggettivi sui quali nessun intervento è possibile. L'altra somma è da tempo oggetto di rivendicazione da parte della Ragioneria, che lamenta di non poter esercitare su di essa alcun controllo.
Canzio ha detto altro: ha difeso il Ddl di riforma contabile, oggi sotto attacco da parte delle Autonomie locali, assicurando che le disposizioni del provvedimento sono già dettagliate mentre quelle indicate nella delega della legge sul federalismo fiscale sono tutte da precisare. L'enfasi è sulla necessità di un sistema contabile uniforme tra le varie Amministrazioni, tanto più in una prospettiva federalista. Il Senato aveva detto sì senza problemi, la Camera promette modifiche. Le autonomie temono che il centralismo, uscito dalla porta del federalismo fiscale, rientri dalla finestra della riforma contabile.