«Cresce la disoccupazione strutturale». Massimo D'Alema, a Cernobbio per il forum Ambrosetti, sabato mattina ha parlato di «grande emergenza europea» perché ad essere senza posto di lavoro sono «persone che hanno cinquant'anni e difficilmente potranno trovare un'altra occupazione». Il problema però non è solo italiano, bensì europeo e «richiede un'azione coordinata molto forte dei singoli governi». Tra gli interventi pubblici D'Alema sollecita «politiche fiscali a sostegno dell'occupazione e politiche di assistenza dei disoccupati, perché non possiamo lasciare famiglie senza reddito e persone senza speranza».
Il dirigente del Pd è molto cauto nel valutare i piccoli segnali positivi che arrivano dall'economia perché «dipendono dall'azione dei governi», mentre la crisi «lascia aperti problemi enormi, soprattutto per l'occupazione». Questo è il momento di fare «un discorso di verità sul futuro del paese perché siamo di fronte a una caduta della ricchezza, a una crescita fragile e stentata e a grandi problemi sociali» e tutto questo richiederebbe «riforme e scelte molto coraggiose». Invece, sottolinea con preoccupazione D'Alema, c'è un divario tra «i problemi reali del paese e la qualità del dibattito pubblico. E il responsabile principale di tutto ciò è il capo del governo».
Rispondendo poi a una domanda sulla vicenda del direttore dimissionario di "Avvenire" Dino Boffo, D'Alema ha aggiunto che «un paese in cui un giornalista che scrive cose scomode o fastidiose per il presidente del Consiglio viene aggredito sul piano personale, come è avvenuto al direttore di "Avvenire", è un Paese in cui la libertà di informazione è a rischio». Quanto all'invito a mantenere toni moderati, fatto dal presidente della Repubblica, D'Alema ha osservato che bisognerebbe «dirlo al direttore del "Giornale", al direttore di "Libero" e soprattutto al mandante dell'uno e dell'altro».