La crisi ha duramente colpito gli investimenti esteri: a livello globale dal 2007 a oggi si sono quasi dimezzati, passando da 2 mila miliardi di dollari a 1,2 mila miliardi. E la ripresa sarà lenta: neanche nel 2011 torneremo ai livelli del 2007. L'Italia è uno dei paesi che soffre di più.
È quanto rivela il World Investiment Report dell'Unctad (la Conferenza delle Nazioni Unite sul commercio e lo sviluppo), presentato giovedì nella sede dell'Ice di Roma.
L'Italia indietreggia
Secondo il rapporto l'Italia, già in ritardo rispetto agli altri Paesi, ha risentito particolarmente della contrazione. A soffrire di più la flessione degli investimenti stranieri, infatti, sono proprio i paesi industrializzati, mentre hanno retto meglio i Paesi in via di sviluppo: in Africa occidentale sono aumentati del 63% nel 2008 rispetto al 2007. Tuttavia nell'anno in corso anche le economie emergenti hanno iniziato a subire l'onda lunga della recessione.
Nella classifica Unctad dei 20 paesi che attraggono più investimenti esteri rimangono ai vertici gli Stati Uniti, seguiti dalla Francia e dalla Cina. Fanno meglio dell'Italia anche il Messico, la Nigeria e la Turchia.
L'Italia attira pochi investimenti diretti esteri: solo il 3,5% del totale, nel 2008. Gli investimenti diretti in entrata nel nostro Paese sono stati nel 2008 pari a 17 miliardi di dollari, registrando un calo di oltre il 57% rispetto all'anno precedente. Anche i flussi in uscita hanno subito un forte rallentamento, passando da un valore di 90 miliardi di dollari a 44 miliardi, con un calo del 52%. Da uno studio illustrato dal professore Davide Castellani, docente di economia all'università di Perugia, emerge che la bassa attrattività dell'Italia é dovuta a fattori istituzionali quale la bassa istruzione dei lavoratori occupati nel settore terziario e l'elevato numero delle procedure del processo civile che ne allungano i tempi.