L'Italia cementa l'intesa con gli Stati Uniti sul fronte del nucleare e apre la porta ad una cordata di imprese italo-americane per la costruzione e lo sviluppo delle nuove centrali che verranno costruite nel nostro Paese.
Sono il ministro per lo Sviluppo Economico, Claudio Scajola, ed il segretario statunitense all'Energia, Steven Chu, ad apporre le proprie firme sull'Accordo di Cooperazione in Materia di Nucleare, il cui obiettivo «è istituire un quadro per la collaborazione fra le parti sulla ricerca e lo sviluppo per migliorare i costi, la sicurezza, il ciclo dei rifiuti e la resistenza alla proliferazione dei sistemi per l'energia nucleare per usi civili». Restano quindi fuori dall'intesa, di cinque anni rinnovabile tacitamente per altri cinque, tutte le tecnologie sensibili, fra le quali l'arricchimento dell'uranio.
L'accordo, che ricalca per schema e contenuti quello già firmato a febbraio con la Francia in concomitanza dell'intesa fra Enel ed Edf, prevede anche lo scambio di scienziati, informazioni, materiali e attrezzature. Ma il pezzo forte risiede nella dichiarazione congiunta dei due ministri, con cui si impegnano a «incoraggiare la ricerca di opportunità contrattuali per la realizzazione di centrali nucleari» ed a «promuovere l'assegnazione di appalti nei rispettivi Paesi».
È il segretario Chu a fornire nomi e cognomi dei gruppi che potrebbero beneficiarne sull'altra sponda dell'Atlantico: «General Electric e Westinghouse avranno l'opportunità di partecipare a gare di appalto in Italia», fornendo le proprie competenze in materia di reattori. Westinghouse è la «madre» dell'Ap 1000, di taglia inferiore agli Epr dell'accoppiata Enel-Edf, ma ben conosciuto da Ansaldo Nucleare, società di Finmeccanica e quindi possibile partner naturale in una cordata italo-statunitense. Ansaldo e Westinghouse, tra l'altro, operano da tempo insieme e l'accordo più recente riguarda la costruzione di una centrale nucleare in Cina.
«Stiamo procedendo a tappe forzate» per il rilancio del nucleare in Italia, ha ribadito il ministro Scajola, confermando che la prima pietra è attesa entro il 2013 ed il primo megawatt per il 2018-2019. Intanto, «a metà febbraio definiremo i criteri per la scelta dei siti», anche se per quella data, secondo Scajola, l'eventuale nuova cordata non si sarà ancora formata e quindi solo Enel-Edf potranno passare al vaglio le diverse aree indicate.
Neppure il ricorso presentato da alcune Regioni alla Corte Costituzionale, contro le disposizioni della legge Sviluppo che danno al Governo la possibilità di «scavalcare» le amministrazioni locali e decidere autonomamente dove collocare gli impianti nucleari nel caso in cui non si raggiunga un'intesa con gli enti territoriali, spaventa Scajola. L'obiettivo è andare avanti nella definizione dei criteri, nella convinzione che, alla fine, il ricorso si rileverà un'arma «a doppio taglio» per le Regioni coinvolte: «se la Corte desse ragione al Governo, sarebbe una doppia legittimazione», chiudendo la porta ad ulteriori nuove azioni legali. Altrimenti, «se ci dà torto ci può suggerire delle modifiche legislative» che renderebbero difficili nuovi ricorsi.