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L'Antitrust contro la riforma dell'ordine forense: «Restringe la concorrenza e aumenta i costi»

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21 settembre 2009
Il testo della segnalazione inviata a Governo e Parlamento

Secondo l'autorità garante della concorrenza e del mercato occorre rivedere l'estensione dell'ambito delle esclusive, le nuove modalità di accesso alla professione di avvocato, la disciplina delle tariffe, delle incompatibilità e della pubblicità

Per l'Antitrust la riforma della professione di avvocato, in discussione al Senato, restringe la concorrenza e aumenta i costi per i cittadini e le imprese. In una segnalazione inviata a Governo e Parlamento, il Garante sottolinea che il testo di riforma «contiene disposizioni che determinano gravi restrizioni al funzionamento dei mercati e impongono oneri non giustificati a cittadini e imprese».
Per l'Antitrust, in particolare, destano preoccupazione le disposizioni che prevedono l'estensione dell'ambito delle esclusive, le nuove modalità di accesso alla professione, la disciplina delle tariffe, delle incompatibilità e della pubblicità.


No all'estensione dell'ambito di esclusiva
Il testo in discussione al Senato, ricorda l'Antitrust, estende in modo significativo l'ambito delle attività riservate agli avvocati e, secondo il Garante, «l'ampliamento di tali esclusive non comporta un effettivo accrescimento della tutela degli assistiti, ma determina una restrizione della concorrenza tra professionisti e incide significativamente sui costi delle procedure amministrative, conciliative e stragiudiziali, con ripercussioni negative sui cittadini e sulle imprese».

Meno vincoli all'accesso della professione
Il ddl di riforma, prosegue l'Antitrust, «prevede nuove misure relative all'accesso alla professione che irrigidiscono la scelta di chi vorrebbe intraprendere la carriera forense, prevedendo ostacoli e limitazioni per lo svolgimento del tirocinio, senza che venga previsto alcun tipo di remunerazione o compenso per i praticanti». Per l'Antitrust è invece necessario escludere qualsiasi onere ingiustificato a carico dei praticanti, prevedendo invece lo svolgimento del tirocinio già durante il corso universitario e istituendo lauree abilitanti». In ogni caso, «sarebbe opportuno ridurre la durata del praticantato e introdurre misure che, diversamente da quanto previsto nel progetto in esame, riducano i costi per chi è obbligato a svolgerlo: per questo occorre anche prevedere premi o borse di studio che garantiscano a tutti la possibilità di accedere alla pratica professionale e valorizzare il tirocinio svolto presso gli uffici legali di imprese o presso autorità indipendenti, agenzie pubbliche o altre istituzioni».

Inderogabilità solo per le tariffe massime
Il testo in discussione prevede che gli onori minimi sono inderogabili e vincolanti. Per l'Antitrust le tariffe fisse e minime «non garantiscono la qualità della prestazione mentre restringono la concorrenza. A protezione del cliente e, in particolar modo, delle persone fisiche e delle piccole imprese, potrebbe trovare invece giustificazione il mantenimento soltanto delle tariffe massime, con riferimento a prestazioni con carattere seriale e di contenuto non particolarmente complesso».

No al divieto di pubblicità comparativa
Il progetto di riforma, scrive il Garante, «prevede una disciplina generale della pubblicità degli avvocati che rischia di essere limitativa soprattutto laddove vieta la pubblicità comparativa».

Ridurre le incompatibilità
Il testo, spiega l'Antitrust, amplia le incompatibilità degli avvocati, vietando lo svolgimento di qualsiasi attività di lavoro autonomo o dipendente esercitata continuativamente o professionalmente, con alcune deroghe ed eccezioni. Per l'Antitrust «occorre al contrario ridurre al massimo le incompatibilità per evitare che queste diventino uno strumento per limitare il numero di soggetti che possono svolgere l'attività forense, aumentando anche il costo delle prestazioni».

21 settembre 2009
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