Gentile Direttore,
la riforma delle modalità di selezione per l'accesso ai test di medicina è un tema dibattuto da qualche anno. Il Suo giornale era già intervenuto con proposte concrete nel 2007. L'obiettivo di fondo è chiaro da tempo: consentire agli studenti che conseguono i migliori risultati su base nazionale di accedere alle facoltà mediche scegliendo quella che preferiscono, senza limitare le loro possibilità a una sola sede (si veda l'articolo a firma Roberto Perotti pubblicato dal Sole 24 Ore il 7 ottobre, ndr).
Si tratta di un obiettivo che condivido pienamente e che con me condividono molti rettori. Aggiungo anzi che questo meccanismo andrebbe rapidamente esteso anche all'accesso alle scuole di specializzazione, dove è forse ancora più urgente. Fin dall'anno scorso ho quindi dato mandato ad un'apposita commissione ministeriale di approfondire il tema per elaborare i necessari decreti. Sono però emersi tre problemi di non facile soluzione. Il primo è di natura tecnica. Si tratta infatti di poter somministrare i test via computer, garantendo ovviamente la segretezza e la sicurezza delle prove. Nulla di impossibile, anche se abbiamo a che fare con oltre 40.000 candidati ogni anno.
Esiste poi il problema di come esercitare le opzioni sulla sede da parte dei vincitori dei test. Quando il sistema è stato sperimentato per l'accesso a odontoiatria, per esempio, le difficoltà sono state serie. Lo scoglio principale è però di natura giuridica, perché ogni anno le graduatorie sono a rischio a causa dei ricorsi al Tar. Mi è stato notificato questa settimana, per esempio, che il Tar Liguria ha ordinato all'ateneo genovese di convocare una commissione di esperti per riesaminare alcune delle risposte in relazione al test di accesso per l'anno accademico 2008-09. In questi casi il contenzioso è locale. Con una graduatoria unica su base nazionale, invece, un ricorso bloccherebbe di colpo tutti gli aspiranti medici e tutte le facoltà.
Mi auguro che sia possibile trovare una soluzione giuridica adeguata per prevenire questa pericolosa eventualità. Ancora una volta però incontriamo difficoltà nell'introdurre riforme di evidente buon senso e correttezza in un contesto in cui il contenzioso amministrativo in materia educativa ha raggiunto proporzioni impensabili fino a pochi anni fa. Purtroppo questo Paese, anche per questi motivi, non riesce a modernizzarsi e a competere a livello internazionale.
Ma non bisogna scoraggiarsi, io certo non lo farò. Bisogna avere il coraggio di cambiare.
Cordiali saluti
Ministro dell'Istruzione