CAPRI - I piccoli soci Telecom riuniti nell'Asati insistono sul ruolo "scomodo" di Telefonica, ma nel frattempo nell'azionariato di riferimento sta prendendo piede l'ipotesi di un rinnovo breve del patto Telco di prossima scadenza. Si parla di un anno, anche se formalmente la proposta non è finora approdata sul tavolo tecnico. Si attende anzitutto di verificare se, entro il 28 ottobre, i soci Telco – Telefonica, Generali, Mediobanca, Intesa-Sanpaolo e Sintonia-Benetton – confermeranno, come previsto, l'intenzione a restare nella compagine. Dopo di che ci saranno sei mesi di tempo – fino alla data del 28 aprile 2010, quando decadrà l'accordo attualmente in vigore – per riscrivere i termini dell'intesa, che non si rinnovano automaticamente.
Già da da ora appare però chiaro che non è interesse di Telefonica uscire da una partita dove ha puntato quasi 4 miliardi ricavandone per ora una minusvalenza potenziale di oltre 2 miliardi. E d'altra parte neppure i soci italiani hanno pronta una soluzione per sostituire un azionista che ha pagato l'equivalente di 2,85 euro per ogni azione Telecom.
D'altro canto, come sostiene l'Asati, il ruolo di azionista-concorrente di Telefonica qualche problema l'ha causato. A partire da Buenos Aires, dove le autorità locali hanno intimato a Telecom Italia di uscire da Telecom Argentina, società che il gruppo ha contribuito a rilanciare e sul cui controllo vantava un'opzione per salire in maggioranza. Ma ora, secondo l'associazione dei piccoli azionisti, si potrebbe riaprire anche la questione in Brasile alla luce dell'attivismo di Telefonica che ha appena lanciato un'offerta da 2,5 miliardi su Gvt, quarto operatore di telefonia fissa del Paese. Per il gruppo Telecom, che era stato costretto a cedere la propria quota in Brasil Telecom, l'attività nel fisso è in realtà oggi limitata alla recente acquisizione di Intelig. E secondo il presidente Telecom, Gabriele Galateri, non ci saranno problemi: «In Brasile – ha ricordato – operiamo separatamente in ottemperanza alle disposizioni locali. Non ci sono sovrapposizioni nè contatti di alcun tipo».
Asati torna dunque alla carica, con una nuova lettera ai soci Telco, ai consiglieri Telecom, al Governo e alla Banca d'Italia (che è azionista Telecom), per sostenere che il rilancio del gruppo è possibile, ma senza Telefonica. La ricetta dei piccoli azionisti si basa su «mantenimento ed espansione» della presenza all'estero del gruppo, in maniera autonoma utilizzando i proventi di un ipotetico aumento di capitale, sullo «sviluppo dei servizi Ict» in Italia e quindi all'estero; e sull'alleanza con soggetti pubblici o istituzionali come le Poste (contando anche sulla rete di 14mila sportelli), i fondi infrastrutturali e i fondi pensione. Al di là delle possibili soluzioni tecniche l'Asati lancia un appello: «Invitiamo gli azionisti – conclude la lettera – a valutare attentamente tutte le possibilità per il rilancio della nostra azienda prima di prendere decisioni sul rinnovo del patto Telco che, così com'è oggi, potrebbe continuare a bloccare lo sviluppo dell'azienda».