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Anche sull'andamento dei servizi di accesso all'ingrosso richiesti dagli operatori alternativi c'è stata maretta.
Per quanto riguarda la diffusione delle linee in unbundling l'Italia rappresenta, insieme alla Germania, il modello di riferimento in Europa. Questi due paesi sono gli unici in cui la penetrazione del full unbundling ha superato il 20 per cento e segue la Francia con meno del 18 per cento. Dopo questi primi tre paesi c'è praticamente il vuoto. Spagna e Regno Unito sono ferme a una penetrazione dell'8% circa.
Cosa risponde a chi sostiene che la Gran Bretagna ha il doppio delle linee in unbundling rispetto a noi?
Quando si legge di sei milioni di linee di unbundling, grazie alla separazione funzionale di Openreach della fine del 2005, si sommano due servizi wholesale molto diversi in termini di impatti competitivi per l'operatore storico e per gli altri: il full unbundling, 1,5 milioni di linee, e lo shared access (4,5 milioni di collegamenti).
Ci spieghi la differenza.
Mentre nel full unbundling la linea telefonica passa completamente all'operatore alternativo e l'incumbent cessa tutti i servizi al cliente, nello shared access l'incumbent continua a fornire al cliente il servizio di accesso telefonico tradizionale e "cede" all'altro solo le frequenze alte del doppino per l'erogazione del servizio broadband.
Vi accusano di continuare a fare offerte commerciali non replicabili dagli altri.
È fin troppo banale replicare che Telecom non può farlo poiché tutte le nostre offerte sono preventivamente verificate dall'autorità. E poi per la replicabilità delle offerte al dettaglio, oggi, Telecom Italia ha serie difficoltà ad essere competitiva, proprio in conseguenza di test di prezzo, fermi al 2002, e quindi pensati in un periodo in cui la concorrenza era nelle sue fasi iniziali di sviluppo. Proprio per questa ragione, l'Agcom sta concludendo un procedimento di revisione delle metodologie di replicabilità che dovrebbe rendere i test di prezzo più aderenti alla realtà del mercato, a vantaggio dei consumatori e delle imprese che potranno cosi beneficiare di prezzi inferiori, maggiore qualità e servizi più innovativi.
Passiamo ai tanto citati ko: si riscontrano tali e tante difficoltà nei passaggi di un cliente da Telecom agli altri operatori?
I casi di ko reali sono meno della metà di quelli dichiarati. La parte rimanente è dovuta a scelte del cliente che durante il processo di passaggio può cambiare idea, oppure non rendersi reperibile. Infatti una recente denuncia presentata contro di noi da Fastweb all'organo di vigilanza di Open Access su questo tema è stata archiviata.
Un'altra accusa riguarda la scarsa trasparenza di Open Access.
La stessa Autorità, nella sua relazione annuale, ha ricordato che la creazione della divisione Open Access per la gestione della rete di accesso e l'approvazione degli impegni, abbiano ulteriormente migliorato le condizioni di "equality of access" tra la stessa Telecom Italia e gli operatori alternativi. Ad oggi, simili garanzie di parità di accesso esistono solo in Italia e Regno Unito. Gli impegni ci sono costati moltissimo, hanno comportato enormi sacrifici in termini di flessibilità commerciale e li abbiamo presentati in uno spirito di apertura, di collaborazione, di lealtà, di trasparenza di cui ci deve essere dato atto. Io non credo che sia accettabile quello che sento dire, che gli impegni siano stati presentati per gli interessi della stessa Telecom Italia. Gli impegni hanno rappresentato un sacrificio competitivo di cui gli altri operatori hanno beneficiato.
Parliamo di divario digitale: si è detto che i finanziamenti pubblici vanno a vantaggio di Telecom e a scapito degli altri, rafforzando ulteriormente il vostro monopolio.
In Italia non si è sviluppata una rete di accesso fissa alternativa a quella di Telecom Italia, se si tralasciano gli accessi in fibra ottica degli operatori concentrati nelle principali aree metropolitane del paese (circa 300mila accessi). Telecom Italia è quindi l'unico operatore che prima garantito il servizio universale sulla telefonia e dopo ha avviato un piano "anti digital divide" per garantire anche l'accesso a larga banda alla quasi totalità degli italiani. Per quanto riguarda l'intervento pubblico, va ricordato che le risorse pubbliche sono state assegnate attraverso procedure di gara trasparenti e non discriminatorie, nel pieno rispetto della normativa europea in tema di aiuti di Stato.
Possibile che nessuna delle critiche espresse degli altri operatori la trovi d'accordo?
Non entro nel merito di chi fa il proprio lavoro e tutela gli interessi delle aziende che dirige, dei propri azionisti e dei propri dipendenti. Quello che qui ho ricordato sono solo fatti e cifre non contestabili. È ora di smetterla di sparare su Telecom Italia come se fosse un monopolista mascherato. Siamo un soggetto di mercato, competiamo con fermezza su tutti i nostri mercati e pensiamo di averlo sempre fatto al meglio e nel pieno rispetto delle norme.