«Errore», «doccia fredda», «scelta senza futuro». È il coro di critiche alla decisione del Governo di congelare i fondi, circa 800 milioni di euro, destinati a superare il «digital divide» e a sviluppare la banda larga in Italia. L'investimento complessivo previsto dal piano del viceministro Paolo Romani per estendere le reti ad alta velocità era di 1,4 miliardi, di cui appunto 800 milioni da reperire dai fondi Fas 2007-2013. Proprio quelli congelati: «lo stanziamento era stato previsto prima della crisi, ora dobbiamo dare la precedenza a questioni come gli ammortizzatori sociali», aveva detto ieri Gianni Letta annunciando il blocco a data da destinarsi, dopo un anno di rinvii e ritardi. Un ragionamento, quello che ha portato al congelamento delle risorse, che non convince le categorie di settore. «Questa visione degli investimenti in tecnologia non è strategica per il nostro Paese, oltre ad essere in controtendenza rispetto agli altri Paesi Europei»:, commenta Layla Pavone, presidente Iab Italia, l'associazione che riunisce le aziende del mercato della comunicazione digitale interattiva .
Di recente la stessa Confindustria, presentando il suo piano per l'innovazione e la digitalizzazione, aveva chiesto con priorità assoluta al Governo di «sbloccare subito le risorse per superare il digital divide e completare la copertura della banda larga a tutta la popolazione entro il 2011, obiettivo realizzabile solo a patto che i fondi siano sbloccati entro il 2009». Una richiesta rimasta inascoltata: lo stop alle risorse mette ora una seria ipoteca anche sul piano e-Government del ministro Renato Brunetta per la digitalizzazione della Pubblica amministrazione. Per Assintel-Confcommercio si tratta dell'ennesima «doccia fredda» sul settore dell'innovazione tecnologica, che penalizza l'Italia «sullo scenario competitivo globale».
Giusto pensare agli ammortizzatori sociali e alla tutela dell'occupazione, spiegano i sindacati, ma non ci si può dimenticare del rilancio e dell'innovazione. Per Fabrizio Solari (Cgil) la decisione dimostra come il Governo «non abbia idee chiare sull'uscita dalla crisi». E anche per Paolo Pirani (segretario confederale Uil), le precauzioni relative al debito pubblico «rischiano di travolgerci se non vengono affrontate anche in una logica di crescita».
Sulla stessa lunghezza d'onda anche il Consiglio nazionale degli utenti, organismo interno all'Autorità garante per le comunicazioni, che puntualizza: non si può ricorrere solo al mercato e al settore privato per il rilancio della rete Internet ad alta velocità. «La mano pubblica - spiegano dal Consiglio degli utenti - resta fondamentale». E al presidente dell'Agcom, Corrado Calabrò, non resta che sospirare: «purtroppo prevedevo» lo stop ai fondi.