Ancora una volta il presidente d'onore di Exor, Gianluigi Gabetti, e l'ad di Fiat, Sergio Marchionne, hanno mostrato il forte feeling che li unisce, da quel lontano 2005 quando, entrambi erano impegnati a salvare la Fiat, il primo ad evitare che con la scadenza del prestito convertendo la famiglia Agnelli ne perdesse il controllo, il secondo a lavorare per guarire la grave ammalata, l'auto.
Uno scambio di reciproca stima nelle parole che entrambi hanno usato in occasione del processo Ifil-Exor in corso a Torino. Una settimana fa, chiamato a testimoniare, l'ad del Lingotto, dopo aver ribadito che senza Ifil lui avrebbe lasciato la Fiat, aveva sottolineato: «Gabetti mi confermò l'intenzione di Ifil di restare azionista di riferimento della Fiat e questo mi bastava perchè tra me e Gabetti c'è una relazione particolare, c'è fiducia nell'uomo anche se ciascuno ha sempre mantenuto il suo ruolo».
Oggi è stata la volta di Gabetti, che in aula poco prima dell'udienza ha ricevuto la visita lampo di Marchionne recatosi al Palagiustizia per non fargli mancare il suo sostegno. Nella sua deposizione, Gabetti ha definito Marchionne «una persona di quelle che si trovano poche volte in una generazione. Quando arrivò in Fiat il suo compito era immane, furono mesi infernali in cui vidi emergere un uomo veramente eccezionale più di quanto avrei mai pensato».