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Tremonti: «Non servono nuove manovre.
Tagli alle pensioni? Mai finché ci sarò io»

dall'inviato Dino Pesole

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10 novembre 2009


BRUXELLES. Alla vigilia dell'ufficializzazione, da parte della Commissione europea, della bozza di raccomandazione per deficit eccessivo nei confronti dell'Italia (sono 13 su 16 i paesi europei nella stessa situazione), il ministro dell'Economia, Giulio Tremonti, spiega nel corso di una conferenza stampa al termine della riunione dell'Ecofin, che in realtà quello di Bruxelles è un via libera all'impostazione della politica di bilancio messa in atto dal Governo, fin dalla manovra triennale anticipata del 2008, per arrivare al Dpef e alla Finanziaria 2010, che si sostanzia in un aggiornamento – così la definisce il ministro – del quadro 2009-2011. La conclusione del ragionamento è la richiesta che viene dalla Commissione di mettere in campo una correzione strutturale del deficit pari ad almeno lo 0,5% annuo nel trienno 2010-2012 coincide con quel che il Governo ha già previsto con il Dpef.

Dunque nessun'altra manovra è in programma. «La commissione europea prende atto e conferma i tempi di rientro» del deficit al di sotto del 3% del Pil, osserva Tremonti, e il direttore generale del Tesoro, Vittorio Grilli conferma: il nostro percorso di rientro «inizia dal 2010 e prende tre anni di tempo. Questo ci consente un taglio del deficit di bilancio non superiore allo
0,5 per cento». Poiché tutti devono prendere la medicina – aggiunge Tremonti – a noi è stato detto di cominciare prima degli altri ma in dose più contenuta.

La linea è quella della gradualità: per ora il Governo incassa il sostanziale assenso di Bruxelles alla manovra triennale di rientro del deficit al di sotto del 3% in rapporto al Pil, "poi si vedrà". Si valuterà in sostanza se sussistono margini per operazioni aggiuntive sul fronte fiscale, a partire dall'annunciato taglio dell'Irap. Tremonti non si sbilancia, ma lascia trasparire la constatazione che se ne potrà riparlare tra un mese, quando la Finanziaria sarà esaminata dalla Camera.

Il discorso si sposta sulla sostenibilità di medio termine dei conti pubblici e Tremonti risponde così a una domanda relativa a nuovi, eventuali interventi sulla previdenza: il sistema tiene, sono state già varate importanti riforme, dalla legge Amato del 1992 alla legge Dini del 1995 , per passare poi dalla legge Maroni, il ritocco del 2007 e il nuovo intervento contenuto nella manovra estiva. «Se la parola è tagli – osserva – non si faranno mai, almeno fino a che sarò il ministro». Materia delicata, che attiene «alla vita della gente e al rapporto padri-figli», che non può essere esaminata con l'approccio e il fiato corto di una Finanziaria. «Non è come cambiare la Rc auto». Un riequilibrio, questo sì, è possibile all'interno dell'intera spesa sociale, ma non si può pensare di finanziare altri interventi con i risparmi della previdenza. «La manovra va fatta sul sociale, e quel che conta è la dimensione di lungo periodo, tenendo conto dei grandi numeri della demografia».

10 novembre 2009
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