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Crisi: chiusure record per bar e ristoranti nel 2009

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6 dicembre 2009

Il 2009 sarà ricordato come un anno storico per i pubblici esercizi, ma non in positivo: per la prima volta, infatti, il numero di imprese iscritte nei 12 mesi supererà quelle cessate. Da gennaio a settembre, in particolare, hanno chiuso i battenti 634 tra bar e ristoranti italiani, principalmente al Nord, «e questo trend non solo verrà confermato, ma probabilmente con numeri ancora più negativi». La previsione è stata fatta da Edi Sommariva, direttore generale di Fipe-Confcommercio, la Federazione dei pubblici esercizi, che ha tracciato con l'Ansa il bilancio dei primi nove mesi dell'anno tra natalità e mortalità delle imprese, segno di una crisi che non accenna certo ad allentare.

«È un dato 'storico' per i pubblici esercizi - spiega Sommariva - perché mai si era registrato un bilancio con il segno meno su un arco temporale di quasi un anno, il che dimostra come i deboli segnali di ripresa non trovino riscontro nella realtà delle imprese che vivono di consumi interni».

Da gennaio a settembre, in particolare, sono state iscritte 15.738 imprese, mentre ne sono cessate 16.372. A chiudere sono soprattutto i piccoli con meno di 5 addetti e le realtà a conduzione familiare situati nei piccoli centri italiani, mentre il 40% delle nuove aperture è dovuto agli immigrati nelle grandi città.

I dati peggiori si registrano al Nord, ed in particolare in Emilia Romagna (-189). Al Centro è andato male soprattutto il Lazio (-158), mentre al Sud la Sicilia (-216). Soltanto in 6 delle 20 Regioni, in prevalenza meridionali, il dato è positivo, in particolare in Molise (+10), Campania (+266), Puglia (+3), Basilicata (+4), Calabria (+88) e Sardegna (+14). Un turn over imprenditoriale che, secondo la Fipe, si dimostra particolarmente elevato in Lombardia, dove hanno chiuso 2.449 imprese su 2.589 iscritte. Mortalità rilevante anche in Piemonte (-73) e Veneto (-64) sebbene un'altrettanta elevata natalità abbia consentito di contenere le 'perdite'. Stesso trend anche per Valle d'Aosta (-9) e Molise (-10), che non avevano mai registrato saldi negativi così consistenti in relazione alla loro struttura produttiva.

La maggior parte dei locali che hanno chiuso i battenti sono quelli di fascia media che rappresentano il 70% delle imprese del settore, 175 mila circa su un totale di 250 mila. «È un comparto che si sta polarizzando, diventando sempre più dualistico - conclude Sommariva - caratterizzato da una fascia di offerta alta e una bassa; chi soffre alla fine è quella intermedia che rispecchia l'effetto della crisi che non offre spazio ai consumi interni».

6 dicembre 2009
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