Frena l'emorragia di occupati negli Stati Uniti, ma una mano decisiva la danno i lavoratori con in tasca un contratto a termine. Le nude cifre dicono, in ogni caso, che a novembre sono andati persi "soltanto" 11mila posti di lavoro e che il tasso di disoccupazione è migliorato al 10% dal 10,2% del mese precedente.
Cifre migliori del previsto (i pronostici parlavano di un calo di 125 mila unità), «un segnale positivo - è stato il commento del presidente Barack Obama - che annuncia giorni migliori. Secondo Obama le politiche anticrisi «ci hanno aiutato a rovesciare la situazione», anche se il cammino «è ancora lungo».
Si tratta, sia chiaro, del miglior dato dal dicembre 2007, quando erano stati creati 120mila posti di lavoro. Da allora i posti disponibili si sono assottigliati di mese in mese, ininterrottamente, fino a determinare il superamento storico della soglia dei 7,2 milioni di disoccupati, top in più di un quarto di secolo.
Tornando al dato congiunturale di novembre, comunicato dal Dipartimento del lavoro degli Stati Uniti, non si può mettere in secondo piano che manifatturiero ed edilizia, i settori più martoriati dalla crisi accusano ancora un calo significativo. La frenata dell'emorragia occupazionale, piuttosto, si accompagna all'aumento del numero dei lavoratori temporanei con un rialzo di 52mila unità a novembre, il più consistente da ottobre 2004.
In effetti l'industria ha perso 41 mila posti, l'edilizia 27 mila, i servizi alla produzione 58 mila. Bene, invece, i servizi professionali che mostrano un aumento di 87 mila posti, mentre l'istruzione e la sanità registrano un incremento di 40 mila unità. Ragionando sui numeri la statistica è comunque nettamente migliore del previsto:
Va sottolineato che, inoltre, è stato rivisto in meglio il dato di ottobre, con 111mila posti di lavoro persi contro i 190mila comunicati in precedenza. In particolare, le revisioni dei dati di settembre e ottobre mostrano che sono stati cancellati 159mila posti in meno rispetto a quanto comunicato in precedenza.