BRUXELLES - Saranno estesi per altri 15 mesi a partire dal 3 gennaio 2010 i dazi antidumping sulle scarpe in arrivo da Cina e Vietnam. Saranno estesi, ma resteranno identici a se stessi: 16,5% sulle calzature di provenienza cinese e 9,7% su quelle in arrivo dal Vietnam. Tutto sembrava perduto il 19 novembre, quando la coalizione del "fronte del rifiuto" era riuscita nell'ambito del Comitato Ue antidumping a coagulare la maggioranza, 15 paesi su 27, per bloccare l'idea di un mantenimento dei dazi. Il partito opposto da allora si è messo al lavoro, con l'Italia in primo piano nell'attività di lobbying dalla parte dei produttori.
E così, ieri, nel corso della riunione a Bruxelles del gruppo per le Questioni commerciali formato dai rappresentanti dei 27 governi dell'Unione, i rapporti di forza si sono letteralmente ribaltati. Quindici paesi si sono schierati a favore dell'estensione per altri 15 mesi: il miracolo è avvenuto grazie alla neutralità di tre paesi, Germania, Austria e Malta, in un contesto in cui l'astensione conta come un voto positivo.
«I nostri sforzi sono stati premiati», ha dichiarato il ministro del Commercio estero Adolfo Urso.
I dazi prolungati ai tempi supplementari serviranno, infatti, a dare all'industria europea una nuova boccata di ossigeno che le consentirà di completare il processo di ristrutturazione in atto. D'altra parte, a convincere tedeschi, austriaci e maltesi a cambiare campo è stata anche la preoccupazione di difendere la credibilità dell'attuale sistema europeo di difesa commerciale.
I paesi che hanno approvato il mantenimento dei balzelli sono Italia, Francia, Spagna, Portogallo, Grecia, Romania, Bulgaria, Polonia, Ungheria e Slovenia. I tre nuovi astenuti si sono aggiunti a Slovacchia e Lituania che già in passato si erano espressi per il "nì". I quindici rappresentano la necessaria maggioranza numerica per dare il via libera al prolungamento delle misure, ma in termini demografici rappresentano la schiacciante maggioranza della popolazione europea (75% del totale).
Dopo il via libera del gruppo delle Questioni commerciali, la strada per il mantenimento dei dazi dovrebbe ormai essere spianata. Non si attendono infatti sorprese dietro l'angolo. In concreto questo significa che il 17 dicembre i dazi saranno approvati a Bruxelles dal Coreper, il Comitato dei rappresentanti permanenti dei 27. Poi il 22 verrà il turno dei ministri degli Esteri Ue. Quindi, se tutto andrà come si spera, la proposta della Commissione, con tutti i "sigilli" tecnico-politici del caso, verrà pubblicata sulla Gazzetta ufficiale Ue, che ne concluderà l'iter giuridico. Quindi, il 3 gennaio l'entrata in vigore.
«Il voto di oggi – spiega il vicepresidente di Confindustria Paolo Zegna – è un successo italiano, l'esito è stato possibile grazie all'impegno del governo italiano che ha dispiegato, in queste settimane, un'intensa ed efficace azione diplomatica in raccordo con Confindustria. Insieme alle associazioni e alle imprese di settore abbiamo portato avanti un'importante azione di sensibilizzazione sulle federazioni industriali dei Paesi indecisi, come la Germania, che si sono rivelati determinanti al momento del voto di oggi».
«La decisione odierna rappresenta un successo per il sistema industriale italiano – ha aggiunto Zegna – che da sempre sostiene la necessità di operare in contesto di regole eque e rispettate da tutti e conferma la capacità della Ue di garantire la conformità ai principi di concorrenza leale su cui si basa il sistema commerciale mondiale. Sono fiducioso che il Consiglio prenderà atto del voto di oggi e lo ratificherà entro fine dicembre, per una proroga delle misure a partire dall'inizio del 2010».
Positivo anche il commento del presidente dell'associazione di categoria Anci. «Apprendiamo con soddisfazione la notizia di oggi – spiega Vito Artioli –: noi calzaturieri italiani ed europei abbiamo cercato di far valere le nostre ragioni argomentandole in modo coerente e fermo. Voglio innanzitutto esprimere un particolare ringraziamento alla rappresentanza del governo italiano a Bruxelles, al viceministro Urso e a Confindustria che con noi stanno lavorando da mesi affinché si possa raggiungere un traguardo importante. Il sistema Italia ha dimostrato in questo caso di saper agire in maniera efficace per un obiettivo comune, nonostante le pressioni di una campagna di disinformazione attivata a livello europeo dalle lobby dei grandi importatori e distributori. Attendiamo con serenità la decisione definitiva entro la fine di questo mese – conclude Artioli – fiduciosi che l'industria della calzatura italiana ed europea possano vedere ascoltate le richieste di tutela da pratiche competitive scorrette».