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Via libera delle parti sociali
all'avviso comune sull'arbitrato

di Davide Colombo

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11 marzo 2010

Alla vigilia dello sciopero generale indetto dalla Cgil si consuma in nuovo strappo tra i sindacati. Oggi al ministero di cui è titolare Maurizio Sacconi, su iniziativa di Cisl e Uil, una trentina di organizzazioni del mondo del lavoro e dell'impresa hanno sottoscritto una dichiarazione comune che riconosce nell'arbitrato uno strumento «idoneo a garantire una soluzione tempestiva alle controversie di lavoro».

Si apre ora la strada per un negoziato che entro 12 mesi, come prevede il Ddl «collegato lavoro» appena approvato in Senato, porterà prima a un accordo interconfederale e poi alla definizione degli ambiti di applicazione di questa via alternativa al giudice ordinario. Le parti escludono però che il ricorso alle clausole compromissorie poste al momento dell'assunzione possano riguardare le controversie relative ai licenziamenti.

Sul punto sia il segretario generale della Cisl, Raffaele Bonanni, sia il segretario confederale della Uil, Paolo Pirani, hanno voluto chiarire che con questa dichiarazione comune si sgombra il campo da ogni equivoco sollevato sull'aggiramento o meno dell'articolo 18 dello Statuto dei lavoratori: «Quello è fuori dal tavolo a dalla legge – hanno detto i due sindacalisti – qui non c'è alcuna autorizzazione preventiva al licenziamento. Al contrario l'arbitrato rappresenta una opportunità in più proprio per i tantissimi lavoratori che, da sempre, non sono tutelati dall'articolo 18». Una posizione condivisa dal ministro Maurizio Sacconi che ha garantito l'impegno del governo a rispettare la posizione assunta da sindacati e organizzazioni imprenditoriali nei futuri atti regolatori.

La dichiarazione comune è stata bollata come «incostituzionale», alla stessa stregua del Ddl «collegato lavoro» dal segretario generale della Cgil, Guglielmo Epifani. Secondo il sindacalista «il collegato lavoro è incostituzionale perché viola, tra gli altri, l'articolo 24 della Costituzione che riconosce il diritto di ogni cittadino a ricorrere al giudice per difendere i propri interessi. Dunque anche l'avviso comune, chiaramente preordinato da Sacconi e dagli altri firmatari, assume un carattere incostituzionale».

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11 marzo 2010
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