Per la commessa conquistata a Dubai non c'è stato problema: 30% di pagamento al momento dell'ordine, saldo definitivo già alla consegna. Per quella a due passi dalla fabbrica, a Padova, i 60 giorni contrattuali sono diventati quasi 800 ed alla fine più che di un pagamento dovuto si è trattato quasi di una resa. L'azienda protagonista di questa vicenda simbolo è talmente provata dall'accaduto che preferisce non essere citata. «Siamo una storica società padovana che da più di 60 anni realizza prodotti per l'illuminazione con riconoscimenti ad ogni livello – dicono – ma oggi, con l'aria che tira, meglio evitare di esporsi troppo». La disavventura, comunque, la raccontano per filo e per segno anche perchè il committente non era uno qualsiasi, ma la Serenissima costruzioni, controllata dalla società per l'autostrada Brescia-Padova. Il lavoro riguardava l'illuminazione del nuovo sistema viario di accesso a Padova Est, un'opera architettonicamente rilevante, una nuova porta della città firmata dallo studio Casado di Madrid. A quell'opera hanno concorso parecchie imprese ed è tuttora in atto un contenzioso, ma lo stesso Comune di Padova, committente, conferma l'esistenza di una sorta di corto circuito nei pagamenti. «Siamo stati cercati perchè siamo conosciuti per la cura del design e per le soluzioni tecnologicamente avanzate – dicono in azienda – ed abbiamo ovviamente affrontato al meglio quella che per noi era una importante sfida. Abbiamo collaborato nella fase progettuale, abbiamo ideato un sistema innovativo a led esclusivamente per quest'opera, abbiamo ottenuto il supporto di un partner importante come Osram per valutare il sistema migliore. Tutto interamente a nostro carico». L'importo della commessa, circa 200mila euro, riguardava infatti solo la fornitura dei corpi illuminanti realizzati in acciaio inox e speciali sistemi di led. Tutto è andato bene all'inizio, ma quando si è trattato di pagare il conto il committente è risultato a lungo latitante. «Una situazione persino umiliante per noi – dicono all'azienda padovana – non siamo abituati a cose del genere. Hanno tentato di contestarci le cose più assurde e puntualmente siamo intervenuti su tutto. Si sono fatti negare cento volte e alla fine siamo riusciti a ottenere il saldo dopo oltre due anni, rinunciando a qualsiasi interesse o sovraprezzo». Si tratta di un caso limite ma in tutto il Nordest il salto del pagamento della ricevuta bancaria è diventato quasi una preoccupante regola. «Qualcuno ti avverte – dice Severino Dal Bo, titolare di un gruppo trevigiano con una ventina di dipendenti che opera nelle autoriparazioni e negli allestimenti speciali – altri non fanno neppure quello. I 30-60 giorni sono diventati sistematicamente almeno 90. Abbiamo come clienti imprese, enti pubblici e privati, ma sono proprio le imprese quelle che mostrano maggior sofferenza. Gli importi sono piccoli, mediamente 5mila euro, ma quando si sommano noi entriamo in crisi. Come parlare di futuro e di investimenti in questa situazione? Se poi nel conto mettiamo anche i fallimenti, con la scarsissima possibilità per noi piccoli creditori di ottenere il dovuto, si fa presto a capire quanto difficile sia la stagione che stiamo vivendo».
