Il Pil italiano crescerà dell'1% quest'anno, dell'1,5% nel 2011 e nel 2012 toccherà il 2% di aumento. Il ministero dell'Economia, nella Relazione Unificata sull'economia e la finanza pubblica per il 2010, rivede al ribasso le precedenti stime (+1,1% nel 2010 e +2% nel 2011 e 2012).

La Relazione conferma invece gli obiettivi per il rapporto deficit/Pil da qui al 2012, quando l'Italia tornerà sotto la soglia del 3%: quest'anno il rapporto scenderà al 5% senza bisogno di una manovra bis, nel 2011 al 3,9% e nel 2012 al 2,7%. Il tasso di disoccupazione è previsto all'8,7% nel 2010, all'8,5% nel 2011 e all'8,2% nel 2012.

Peggiorano le stime per il debito pubblico che salirà al 118,4% del Pil quest'anno, al 118,7% nel 2011 e tornerà a scendere solo nel 2012 al 117,2%. Le precedenti stime indicavano un rapporto debito/Pil del 116,9% quest'anno, al 116,5% nel 2010 e 114,6% nel 2012. Nel documento si precisa che «in un'accezione di debito aggregato, considerando pubblica amministrazione famiglie, imprese non finanziarie, l'Italia si colloca tra i paesi meno indebitati in ambito europeo».

«Il mantenimento degli obiettivi di finanza pubblica - si legge nella Relazione unificata sull'economia e la finanza pubblica del Tesoro - rende necessaria «una manovra correttiva sul saldo primario pari in termini cumulati a circa l'1,6% del Pil nel biennio 2011-2012». Si tratta in termini assoluti di circa 25 miliardi di euro (24,8 miliardi).

Anche dopo questi ritocchi al ribasso per il Pil e al rialzo sul debito - e dopo che Moody's ha messo anche l'Italia tra i paesi le cui banche sono a rischio contagio Grecia - Standard & Poor's ha ribadito che il suo outlook per l'Italia rimane stabile (A+). Un portavoce dell'agenzia di rating ha spiegato che S&P non ha nulla da aggiungere al rapporto ufficiale pubblicato l'8 aprile. In quella data, S&P aveva spiegato che «la prevista attuazione, a partire dal 2010, del programma di consolidamento attraverso la riduzione della spesa pubblica potrebbe essere un importante fattore di supporto per i rating sovrani della Repubblica Italiana».

Nella medesima nota, S&P osservava inoltre che un eventuale ritardo nell'implementazione «di politiche che conducano il debito verso una riduzione sostenibile potrebbe portare a una revisione al ribasso dei rating». La conferma dell'agenzia tende - senza successo, visto l'andamento a Piazza Affari - a spegnere le voci di un possibile downgrade del rating sovrano dell'Italia che hanno spinto giovedì a 134 punti base lo spread con i Bund decennali. Il movimento interessa peraltro molti altri titoli europei come la Gran Bretagna (+92 punti base), la Spagna dove il differenziale sale a 148 punti e il Portogallo dove schizza a 322 punti.

Sui mercati, spiegano gli operatori «c'è ancora un movimento irrazionale dovuto a rischi di contagio piuttosto inesistenti» oltre che «una mancanza di decisioni chiare dalla riunione della Bce a Lisbona». L'orizzonte di riferimento preso in considerazione da S&P è di lungo termine ed è legato all'attuazione di politiche fiscali di ampio periodo. Una settimana fa anche Moody's aveva confermato come "stabile" l'outlook del rating sovrano (Aa2) dell'Italia. Stessa cosa per l'altra agenzia internazionale, Fitch che vede stabile il rating italiano a lungo termine (AA-).