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Europa al bivio tra integrazione e disintegrazione

di Elysa Fazzino

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6 MAGGIO 2010
Europa al bivio tra integrazione e disintegrazione


Il calo dell’euro scalza i disordini di Atene sulla homepage del Financial Times, in una rincorsa febbrile dei mercati. Assorbita la vendita dei bond spagnoli, restano i problemi di fondo.

“Divisa, la Grecia è destinata a cadere”, avverte l’editoriale del Financial Times, mentre le morti nei disordini di Atene rischiano di infiammare l’opposizione contr il piano di austerità concordato in cambio del salvataggio. Ma la crisi greca non ha chance di risolversi, sottolinea il Ft, “a meno che George Papandreu non riesca a unire la classe politica e la grande maggioranza della popolazione nell’appoggiare il suo programma di austerità. La grande incognita è se la nazione greca deciderà di attuare il piano. Prima si sa, “meglio è”.

Rimettere a posto la Grecia è “un’impresa erculea”, constata un’analisi di Ralph Atkins e Kerin Hope. “E’ il momento per la Grecia di decidere il suo fato: può diventare uno stato che funziona, capace di vivere con i propri mezzi, o resterà un paese mal funzionante?” L’ultima ipotesi “avrebbe ripercussioni potenzialmente catastrofiche per i 16 paesi dell’eurozona e oltre. I mercati finanziari si stanno già agitando sul futuro dell’Unione monetaria”.

E’ in gioco non solo la Grecia, ma il futuro dell’Ue: il monito del cancelliere tedesco Angela Merkel è messo in evidenza nei titoli del Guardian, che nell’editoriale parla di “crisi esistenziale dell’Europa”. L’Ue discute della sua ragione d’essere e per il quotidiano britannico “le ultime settimane appaiono come una prova generale del crack finale”.

Sul Telegraph, Edward Conway fa qualche conto per confermare che “l’Fmi non può permettersi di salvare il resto dell'Europa del Sud”. Un salvataggio analogo a quello della Grecia costerebbe 41 miliardi di dollari per  Portogallo, 144 miliardi per la Spagna. “Per l’Italia la cifra sarebbe (gulp) di 333,1 miliardi di dollari”. L’Fmi non se lo può permettere, per le emergenze attualmente dispone solo di 355,2 miliardi di dollari. Se poi fosse la Gran Bretagna ad avere bisogno, il costo per il Fondo sarebbe della cifra sbalorditiva di 506 miliardi di dollari.

Il Wall Street Journal punta l’attenzione, come il Ft, sull’avvio del dibattito sul piano d’austerità da parte del parlamento greco. Il quotidiano Usa vede la crisi avanzare, a giudicare dai titoli delle ultime ore sul suo sito web : “La crisi dell’Europa si approfondisce mentre il caos afferra Atene”. “Il contagio europeo infetta i mercati globali”, “La Grecia alimenta timori di contagio negli Usa”.

E’ un momento cruciale soprattutto per la Banca centrale europea. Marco Annunziata, capo economista di Unicredit Group lancia l’allarme sul Wsj: “L'indipendenza della Bce è in pericolo”. A suo parere, “monetizzare il debito della Grecia sarebbe un grande errore”. Poiché si fanno più forti le richieste che la Bce metta in moto le stampe per risolvere i problemi del debito sovrano della Grecia, “la banca deve soffocare queste speculazioni sul nascere”.

Le voci che la Bce debba intervenire con acquisti diretti di bond governativi sono “preoccupanti”. Secondo Annunziata, sarebbe difficile giustificare un passo così drammatico per assicurare la stabilità finanziaria dell’eurozona. Non ci si è neppure avvicinati al panico delle vendite che scosse i mercati con il crollo di Lehman. I mercati stanno aggiustando i prezzi del rischio sovrano nell’eurozona e complessivamente i rendimenti non sono granché fuori linea rispetto ai “fondamentali”. In conclusione, “Oggi la Bce deve dire no”.

Le prese di posizione europeiste hanno particolare spazio sui media francesi. L’editoriale di Le Monde afferma che “l'unione monetaria è condannata alla riforma” e propugna una maggiore integrazione. “In ogni zona monetaria, c’è una banca centrale e un ministero incaricato dei grandi equilibri di bilancio. Nella zona euro, abbiamo solo la banca, la Bce. In guisa di ministero, abbiamo un patto di stabilità che nessuno ha rispettato… La prima grande crisi congiunturale ha messo in luce l’assenza di convergenza in seno alla zona, e i rischi di rottura”.

Per le Monde, l’eurozona ha bisogno di riforme di struttura: “un meccanismo di coordinamento di bilancio, risorse fiscali proprie, un titolo di prestito singolo, una procedura d salvataggio per i membri in difficoltà”. I mercati attendono questo “segnale politico”: un inizio d’integrazione “federale” per evitare la disintegrazione.

Les Echos apre il suo sito web con la lettera comune dei due  leader di Germania e Francia, che escludono ogni uscita dall’euro: “Merkel e Sarkozy vogliono irrobustire la governance europea”.Un’analisi di Dominique Seux - “Difendere l'euro, ne vale la pena” - afferma che “la soluzione non è meno euro, ma più euro”.

Sempre su Les Echos, un commento di Pierre Dockès mette in guardia contro il rischio di un secondo tonfo dell’economia. L’assenza di una cooperazione centralizzata in Europa “lascia la briglia sul collo alla logica della deflazione competitiva”. Il problema è “l’Europa senza governo” che, anche se sarà evitato il secondo tonfo, “subirà un nuovo decennio di stagnazione”. Su questo sfondo, l’Afp registra che l’Italia “si sente sempre al riparo”: stando alle dichiarazioni dei suoi ministri il problema del contagio della crisi greca non si pone.

  CONTINUA ...»

6 MAGGIO 2010
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