Franco Vergnano
MILANO
Il credit crunch si fa sentire soprattutto sulle aziende piccole e medie. Mentre infatti cresce in maniera significativa la richiesta di fondi per ristrutturare i vecchi debiti, risulta in diminuzione la domanda per nuove linee di credito.
Il risultato? Il combinato disposto di questi due fattori ha fatto sì che a gennaio 2009 i prestiti delle banche alle società siano calati del 3,1% rispetto all'analogo periodo dello scorso anno.
E così l'arretramento è stato di quasi 27 miliardi di euro (in calo dello 0,4% in termini congiunturali, cioè sul dicembre 2009). Ma non basta. Alla crisi si è aggiunta la negoziazione dell'accordo di Basilea 2 (con una restrizione dei parametri), elemento che crea ulteriori tensioni nei rapporti banca-industria.
Questo le scenario nel quale ieri pomeriggio all'Assolombarda si è svolto un seminario per illustrare agli associati i diversi strumenti a disposizione delle Pmi per ottenere nuove risorse finanziarie da destinare all'innovazione e agli investimenti.
Come ha sottolineato nell'introduzione il presidente di Assolombarda, Alberto Meomartini, le aziende del made in Italy continuano a considerare il ruolo degli istituti di credito centrale per l'approvvigionamento delle risorse finanziarie.
Inoltre, nel rapporto con le banche, le società segnalano difficoltà nell'ottenere credito, in particolare per esigenze di liquidità e di ristrutturazione del debito.
Le Pmi sono state colpite dalla crisi più duramente, specie quelle che avevano attivato processi di crescita e di sviluppo, perché per finanziarsi ricorrono quasi esclusivamente all'indebitamento bancario (e spesso a breve termine).
Ecco perché le realtà di minori dimensioni rischiano di vedere messa a repentaglio la continuità aziendale per la combinazione tra la riduzione degli affidamenti bancari e il calo del fatturato.
In questa situazione, il dibattito tra gli esperti ha messo in evidenza come sia diventato sempre più complesso il rapporto delle imprese con il credito, anche sotto l'aspetto tecnico.
Un esempio è stato offerto da Massimo Varazzani, amministratore delegato della Cassa depositi e prestiti, che ha dichiarato di avere a disposizione otto miliardi per le Pmi: «Nel piano triennale al 2011 abbiamo previsto di investire 50 miliardi di euro. Di questi, otto sono "riservati" alle aziende di minori dimensioni, passando attraverso il circuito degli istituti di credito. Noi facciamo un prestito di scopo applicando tassi "calmierati" e le banche, in base alla trasparenza, devono dare conto dei loro costi di raccolta ai quali aggiungere lo "spread". Quindi gli imprenditori possono chiedere di vedersi applicato questo plafond. A dicembre abbiamo effettuato le prime erogazioni e a febbraio siamo già arrivati a 1,5 miliardi di euro».
Inoltre, ha aggiunto Varazzani, ci sono molti comuni che si sono già visti concedere dei mutui, ma i quattrini non sono ancora stati erogati per rimanere nei parametri di indebitamento: ebbene anche qui ci sono altri cinque miliardi di euro che possono essere utilizzati per effettuare i pagamenti ai fornitori, tra cui moltissime Pmi.
franco.vergnano@ilsole24ore.com
© RIPRODUZIONE RISERVATA
A pagina 43
La lista per il consiglio Cdp