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Bernanke crede nella ripresa

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Giovedí 15 Aprile 2010

Mario Platero
NEW YORK. Dal nostro corrispondente
L'offensiva di immagine del Presidente Barack Obama comincia a trovare una sponda anche sul fianco più fragile, quello della ripresa economica. C'è ormai consolidata la sensazione di un recupero solido del tasso di crescita. Lo ha detto ieri Ben Bernanke, il presidente della Federal Reserve, durante un'audizione alla commissione parlamentare congiunta sull'economia. Lo dicono i dati: le vendite al dettaglio l'indicatore più attendibile dell'umore degli americani, sono aumentate a marzo dell'1,6%, l'incremento maggiore in quattro mesi. Le aspettative erano più prudenti, ferme all'1,3 per cento.
Nel contesto della ripresa, l'indice dei prezzi al consumo a marzo è aumentato solo dello 0,1%. Notizia che rassicura la Fed e i mercati: i tassi continueranno a restare alquanto bassi per il futuro prevedibile, come ama dire Bernanke. Sempre ieri, il Beige Book, il rapporto periodico sull'economia preparato delle banche distrettuali che formano il sistema della Federal Reserve, ha dato un quadro molto rassicurante. Dei 12 distretti, 11 vanno bene. Solo il distretto di St. Louis, la zona che si allunga dall'Arkansas fino alla metà del Kentucky, ha subito un rallentamento, con chiusure di molte fabbriche e continuo indebolimento della domanda. Ma si tratta di un caso isolato. Tutti gli altri distretti hanno dato un quadro positivo. In alcune regioni si osserva una ripresa del settore immobiliare.
In generale si è rilevato un buon aumento del tasso di occupazione, grazie soprattutto ai contratti a termine, un buon sintomo della ripresa del mercato del lavoro. Ma Bernanke è stato prudente: «L'occupazione si stabilizza, ma ci vorrà tempo per poter tornare ai livelli precedenti alla crisi», durante la quale l'economia ha perso circa 8,5 milioni di posti di lavoro.
Bernanake è tornato all'attacco sullo yuan e ha confermato che i cinesi farebbero meglio, nel loro stesso interesse, a rafforzare la valuta. Fra i problemi, quello dei conti pubblici: l'America rischia da qui a pochi anni di ritrovarsi con un debito pari al 100% del Pil.
L'aspetto nuovo è che si registrano miglioramenti generalizzati nell'economia reale con dati che poi fanno traino ai settori che restano indietro. Jamie Dimon, l'amministratore delegato di J.P.Morgan Chase ha comunicato, in occasione della presentazione dei risultati di bilancio, che nei risultati gestionali della banca vi sono tre fenomeni rassicuranti e nuovi: il tasso di inadempienza per far fronte al pagamento delle carte di credito è diminuito drasticamente e così pure quello sui mutui immobiliari. Allo stesso tempo si è registrato un aumento delle vendite dei prodotti di lusso. Tre elementi che Dimon giudica nuovi per corroborare la tenuta e anzi il rafforzamento della crescita. La sua banca ha chiuso il trimestre con profitti per 3,3 miliardi di dollari, un aumento del 55% rispetto allo stesso periodo dell'anno scorso: «Le paure che avevano molti per una possibile recessione a W stanno rapidamente svanendo, vediamo un chiaro miglioramento su una base molto più larga che nel passato recente», ha detto Dimon.
Un altro dato di settore a sorpresa, giunto ieri, ma significativo per gli umori dei consumatori, viene dalla Apple Computer: le vendite di Ipad sono state talmente forti da aver esaurito buona parte delle scorte disponibili, di conseguenza, ha annunciato l'azienda, «il lancio europeo sarà rimandato di qualche settimana».
Sempre ieri infine per la gestione dell'economia il segretario al Tesoro Tim Geithner ha chiesto di stringere i tempi per la riforma del sistema finanziario, un fronte delicato su cui già si combattono mille battaglie. Per Obama dunque, mentre l'inchiostro per la firma degli accordi nucleari è ancora fresco, si passa ora già all'attacco sul piano economico interno. Perché i successi internazionali non bastano. Ieri il presidente ha raccolto l'elogio di buona parte della stampa per l'andamento del vertice di Washington e per la sua nuova dottrina nucleare. Ma Obama sa bene che le elezioni di novembre si giocheranno sull'economia. E su quel fronte i sondaggi ancora non gli danno ragione.
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Giovedí 15 Aprile 2010
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