Il Kirghizistan «è sull'orlo di una guerra civile» ed «è assolutamente reale il rischio di una scissione in due, tra nord e sud». L'allarme arriva dal presidente russo Dmitrij Medvedev, che ha parlato a Washington della situazione nello stato ex sovietico reduce da gravi violenze e in preda a pesanti tensioni politiche.
«Alcuni dirigenti dovranno prendere delle decisioni sul loro futuro», ha detto il leader del Cremlino in un intervento alla Brookings Institution. Chiaro il riferimento al presidente spodestato Kurmanbek Bakiev, fuggito nel sud del paese e che martedì, per la prima volta dopo gli scontri della settimana scorsa, ha evocato la possibilità di dimettersi. Ieri però lo stesso Bakiev, riferisce Interfax, ha fatto sapere che non si recherà nella capitale Bishkek per negoziare la sua uscita di scena. Motivazione: «Non ci sono garanzie di sicurezza» sufficienti.
Intanto gli Stati Uniti hanno esplicitamente garantito il loro appoggio al governo ad interim guidato da Roza Otunbaieva. Robert Blake, assistente del segretario di stato Usa, è arrivato a Bishkek per una serie di incontri. «Sono ottimista per quanto riguarda le misure che è già riuscita a prendere (la Otunbaieva, ndr). Gli Stati Uniti sono pronti a fornire assistenza», ha detto Blake, secondo l'agenzia Ria Novosti. Sul fronte degli aiuti concreti al Kirghizistan, dove gli scontri nella capitale Bishkek la scorsa settimana hanno provocato 84 morti, si è fatta sentire la Russia. Il ministro delle Finanze di Mosca Alexei Kudrin ha annunciato lo stanziamento di 20 milioni di dollari come aiuto, per i pagamenti più urgenti, e di 30 milioni di dollari come prestito a tasso agevolato.