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Agli atenei i brevetti per le invenzioni dei ricercatori

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Sabato 17 Aprile 2010

Rita Fatiguso
Carmine Fotina
Via libera del Consiglio dei ministri al nuovo Codice della proprietà industriale. Cambia il rapporto tra università e ricerca sulla titolarità dell'invenzione, vengono inglobate le norme sulle biotech, si armonizza la normativa nazionale a quella sul Brevetto europeo, si corregge una lunga lista di errori e refusi del vecchio Codice del 2005. Il testo passa ora all'esame delle commissioni parlamentari, del consiglio di Stato e della Conferenza unificata e dovrà essere adottato definitivamente entro il 15 agosto.
Università
La novità più significativa riguarda le invenzioni che vedono la luce all'interno degli atenei e dei centri di ricerca. La titolarità passa alle università o agli enti: solo se questi non provvedono al deposito entro sei mesi, il ricercatore può depositare domanda a proprio nome. Il ricercatore ha inoltre un'opzione se l'università o l'ente, una volta depositato il brevetto, decidono di offrirlo sul mercato. I ricercatori dunque perdono, in prima battuta, la titolarità, «ma non c'è necessariamente da attendersi critiche da parte loro» spiega Giuseppe Sena, professore di diritto industriale e membro della commissione che ha lavorato al nuovo testo. «In questo modo – aggiunge Fabrizio de Benedetti, membro dell'ordine dei consulenti in proprietà industriale e altro esponente della commissione – si aggira anche ogni possibile dubbio di incostituzionalità per la discriminazione tra il regime dei ricercatori dipendenti di aziende e quelli universitari». Quanto ai dipendenti privati, poi, si stabilisce che l'«equo premio» va riconosciuto non solo quando il datore di lavoro decide di brevettare l'invenzione, ma anche nel caso in cui decida di utilizzarla solo in regime di segretezza industriale.
In tema di armonizzazione con la normativa europea, si fa un passo avanti verso l'esame preventivo della domanda da parte dell'Ufficio brevetti italiano (occorrerà prima un decreto ministeriale), ma questo potrà comportare anche il rischio di un aumento dei costi di deposito a carico dell'inventore.
Enti locali e biotech
Agli esperti è apparso meno necessario il nuovo articolo sui marchi depositati dalle amministrazioni locali, inserito comunque nel testo in coerenza con quanto stabilito nella legge delega. «Già oggi – chiarisce Sena – comuni, regioni o province possono registrare marchi», con la modifica si è solo precisato che i proventi derivanti dallo sfruttamento commerciale dovranno essere destinati al finanziamento delle attività istituzionali o alla copertura degli eventuali disavanzi pregressi. Nel Codice vengono poi trasferite le norme vigenti sulla brevettabilità delle biotecnologie.
I dati
«È una vera rivoluzione – commenta Loredana Gulino, a capo della direzione generale per la lotta alla contraffazione-Ufficio brevetti e marchi del ministero dello Sviluppo – perché, finalmente, possiamo raccordare la nostra normativa a quella internazionale. Voglio sottolineare che marchi e brevetti depositati e registrati sono in crescita, le aziende hanno ripreso a investire, a muoversi». I dati forniti dalla direzione generale all'11 marzo 2010: +2,1% le invenzioni, +4,5% i modelli, +2,2% i disegni depositati nel 2009 sul 2008. In cifre assolute svettano Lombardia, Emilia, Veneto, Piemonte, vale a dire le regioni trainanti nella ripresa economica.
www.ilsole24ore.com/norme
Il testo del provvedimento
© RIPRODUZIONE RISERVATA

Il polipropilene

Le grandi invenzioni italiane
Il polipropilene isotattico (in sigla PP-H),
è un'invenzione di Giulio Natta degli anni Cinquanta che gli valse il premio Nobel
per la chimica nel 1963. Dal brevetto
della polimerizzazione del polipropilene isotattico nacque il marchio moplen prodotto dalla Polymer e dalla Montesud, società controllate da Montecatini
(in seguito Montedison, dopo la fusione con Edison).
Si tratta ancora di una delle materie termoplastiche più utilizzate nell'industria, nel settore idrosanitario (tubi di scarico, sifoni) e casalingo (vasche, secchi, scolapasta). Un'icona dell'Italia del miracolo economico: chi non ricorda il jingle pubblicitario «e mo' e mo' moplen»?

Il telefono multiuso


Meraviglie della telefonia. Drin.it è una Srl bresciana che ha brevettato e depositato il terminale telefonico multiuso, l'invenzione che ha reso possibile una nuova generazione di cellulari in grado
di contenere e gestire due Sim Card contemporaneamente, permettendo di ricevere ed effettuare chiamate con tutti
e due i numeri, senza per questo dover spegnere il cellulare o senza risultare irraggiungibili con l'altro numero di telefono.
Come Davide contro Golia, la minuscola Drin.it ha difeso in giudizio con le unghie
e i denti la scoperta dagli attacchi
di temibili concorrenti del calibro
di Samsung.

Il tè in bustina


Almeno una ventina di brevetti italiani
in una sola bustina di tè con il filtro,
di quelle diffuse in mezzo mondo.
L'ultima nata, la tecnologia squeezable, anche questo brevettato dalla Ima, leader mondiale nel packaging,
per conto del gigante Lipton permette
di non dover schiacciare il filtro
con il cucchiaino.
In più Ima ha brevettato anche le macchine necessarie a produrre questi filtri da tè, puntando a rendere più semplici e gradevoli gesti che fanno parte della quotidianità di tutti.
A farli squeezable ci mettono più tempo, e spendono più soldi, forse, ma non è un caso che il mercato abbia apprezzato.

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