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Qualche dubbio c'è invece sull'adeguatezza dell'equipaggiamento fornito ai militari in guerra serpeggia fra gli elettori. David Cameron ci ha marciato e ha convinto tanti. Non Ken, 78 anni, bluson noir, steso su una super Honda quasi a riposarsi di una vita spesa in guerra, da Suez ad Aden. «Hanno molto di più di quanto avessimo noi, anche se oggi le regole in battaglia sono cambiate. Hanno quello che serve». Si rolla una sigaretta fra le dita tatuate e gli anelli d'argento, questo sottufficiale in congedo da decenni che si fa centinaia di miglia ogni settimana per rendere omaggio ai morti di Wootton Bassett. Poi precisa: «Io la penso così, ma lui e lei - aggiunge indicando con il dito - sono, forse, convinti del contrario. A ognuno il suo. L'unica cosa che conta è essere qui a salutare chi è morto anche per noi. E spendere qualche parola con i familiari. Aiuta, toglie la pressione».
Il military convenant - il patto fra forze armate e società - si rinnova, senza indagare le ragioni della guerra, senza scavare nelle pieghe della politica. Così diceva il sindaco Bucknell. Altri, come il colonnello Matt Bazeley contestano, sulle colonne dell'Independent, la trasformazione di un villaggio di commercianti in un santuario ai caduti, un'improvvisata Arlington britannica.
Opinioni, altre opinioni, che si sgretolano dinanzi alla semplicità di un saluto e all'evidenza di un pensiero che regala un altro Ken, Ken Scott, 94 anni, un passato in Normandia e contro i soldati italiani in Libia. «Io vengo sempre con la sola speranza che possa essere l'ultima». La campana finisce di battere, gli attori lasciano la scena e con loro sparisce anche Ken Scott. Saluta, ma sa che dovrà tornare.
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