La causa intentata dalla Sec (l'organo di controllo della Borsa in America) contro Goldman Sachs per frode ai danni degli investitori, con l'accusa alla banca di aver fornito informazioni distorte sulla composizione di un'obbligazione Cdo, ha dato nuova linfa all'ostilità dell'opinione pubblica nei confronti dei Cds (credit default swap), strumento finanziario usato per scommettere sul ribasso di queste obbligazioni. Prima della crisi finanziaria del 2008, i Cds erano un prodotto esoterico, noto solo a un ristretto numero di investitori esperti e studiosi specializzati. Oggi sono un nome familiare a tutti, sinonimo di speculazione incontrollata, avidità sfrenata e in un'ultima analisi instabilità di sistema.

I Cds sono additati tra le cause principali della crisi finanziaria. Sarà un tribunale a stabilire se il comportamento di Goldman Sachs è stato illegale, ma la reputazione nefasta di questi strumenti ne sta mettendo a rischio la sopravvivenza nel tribunale della pubblica opinione. Cavalcando l'onda populistica, molti politici hanno proposto di metterli al bando. La recente crisi greca ha ulteriormente galvanizzato lo schieramento anti-Cds. Non è forse colpa degli avidi speculatori del mercato dei Cds se la Grecia è sull'orlo del default e i dipendenti pubblici del paese hanno dovuto subire pesanti tagli di stipendio?

In una parola: no. I Cds non sono lo sterco del diavolo, sono uno strumento finanziario utile, che può servire per migliorare non solo la stabilità finanziaria, ma anche il modo di gestire aziende e nazioni. Metterli al bando farebbe più male che bene. Qualunque tentativo in questo senso è pregiudizievole, perché distoglierebbe l'attenzione dall'utile obiettivo di disciplinare il mercato dei Cds per renderlo più trasparente, stabile ed efficiente.

Un vantaggio fondamentale (forse il principale) del capitalismo rispetto alla pianificazione centralizzata è l'informazione veicolata dai prezzi di mercato. Quando la domanda di patate al prezzo corrente supera l'offerta, il prezzo delle patate sale, segnalando una situazione di scarsità. I singoli agricoltori non hanno bisogno di nessuna direttiva burocratica per decidere se piantare più patate: un incremento del prezzo incentiva a piantare più patate, un decremento è il segnale per piantarne meno.

Lo stesso succede con i prezzi delle azioni. Un incremento delle azioni delle aziende siderurgiche segnala un incremento della domanda di acciaio, che induce gli imprenditori a costruire altre fabbriche e gli investitori a fornire loro i soldi necessari.
Inversamente, un decremento delle azioni delle imprese siderurgiche induce gli imprenditori a liquidare gli impianti esistenti e sconsiglia agli investitori di impegnare altre risorse nel settore.

Sfortunatamente, in certi casi i prezzi non sono in grado di assolvere adeguatamente a questa funzione di segnalazione, come hanno dimostrato in anni recenti le bolle di internet e dell'immobiliare. Durante la bolla di internet, i prezzi segnalavano una domanda enorme nel settore e questa fu la ragione delle centinaia di milioni di dollari sprecati per pubblicizzare in tivù aziende improbabili e per estendere la capacità delle reti oltre ogni necessità ragionevolmente prevedibile.

Durante la bolla immobiliare, i prezzi segnalavano una grave scarsità di abitazioni, e questa fu la ragione dei miliardi di dollari riversati su nuovi progetti edilizi in località remote dove nessuno voleva andare a vivere.

Di fronte a una distribuzione delle risorse tanto imprecisa è fondamentale capire perché i prezzi non siano riusciti a offrire agli investitori un segnale preciso. Perché gli Stati Uniti, con il mercato finanziario più sviluppato del mondo, hanno sperimentato due bolle importanti in meno di un decennio? La colpa in parte è da attribuire a una politica monetaria espansiva, ma il vero problema sta in un contesto istituzionale che favorisce i sentimenti rialzisti.

I fondi pensione, i fondi comuni d'investimento e le banche d'affari sono tutti operatori tendenzialmente rialzisti sul mercato azionario. Vendere un titolo azionario allo scoperto è difficile e rischioso: è difficile perché non è facile prendere azioni in prestito, ed è rischioso perché vendere allo scoperto ha possibilità di guadagno limitate, ma possibilità di perdita sconfinate.

In altre parole, i titoli tradizionali a disposizione degli investitori rendono più facile puntare sul rialzo piuttosto che sul ribasso di un'azienda; i prezzi, dunque, sono influenzati più facilmente dall'esuberanza irrazionale che dal panico.

Da questo punto di vista, i Cds sono importantissimi. Svolgendo la funzione di una garanzia sulla capacità del debitore di far fronte ai propri obblighi, rendono più facile esprimere un'opinione negativa su una società o su un titolo.

Per esprimere un'opinione negativa attraverso il mercato dei Cds, gli investitori non hanno la necessità di individuare i titoli da prendere in prestito (prerequisito per la vendita allo scoperto) e rischiano soltanto l'ammontare limitato del premio, mentre hanno l'opportunità di guadagnare cifre molto superiori a quel premio.

È stato il mercato dei Cds che ha consentito, alla fine, che la visione negativa (e corretta) del mercato immobiliare che avevano John Paulson e altri trovasse espressione nei prezzi di mercato. Sono i Cds che hanno fatto scoppiare la bolla, e questo è salutare, anche se è stato doloroso per il resto della società: più una bolla va avanti, più danni provoca.

Lo stesso ragionamento si applica alla crisi greca. I Cds sulla Grecia forniscono un utile segnale della drammatica situazione finanziaria del Paese ellenico. È grazie all'impennata del mercato dei Cds che il governo greco è riuscito a stringere la cinghia e migliorare la situazione dei conti pubblici. Anche gli esami medici spesso danno brutte notizie, ma abolirli non risolve i problemi: serve solo a nasconderli, peggiorando le cose.

La ragione per la quale politici e dirigenti d'impresa odiano i Cds è proprio perché mettono prontamente ed efficacemente in mostra i loro errori. Nessuno ama farsi cogliere in fallo. Per questo politici e potenti uomini d'affari spesso corteggiano la stampa, le agenzie di rating e perfino gli analisti per ottenere che il loro operato sia raffigurato in modo positivo. Il mercato dei Cds è temuto perché è la principale fonte di informazione negativa non condizionabile dal potere, e i politici vogliono farlo fuori.

Ovviamente, il mercato dei Cds non è perfetto. Anzi, non si può nemmeno definirlo un mercato organizzato, ma solo uno scambio virtuale informale. Le regole esistenti non sono pensate per renderlo trasparente o resistente, ma più redditizio per grandi banche come la Goldman Sachs o la JP Morgan. Prendere misure per formalizzare il mercato dei Cds e imporre la costituzione di garanzie adeguate, in modo che lo Stato non sia costretto a intervenire per salvare una qualunque controparte, è necessario. Ma regolamentare il mercato dei Cds non significa metterlo al bando. Una scelta del genere servirebbe solo a gettare i semi della prossima bolla.

(traduzione di Fabrizio Galimberti)
© Project Syndicate 2010