Governabilità e stabilità di governo sono un bene prezioso per il paese, condizione imprescindibile per avviare le riforme necessarie al rilancio economico. Di questo parla Silvio Berlusconi quando – rispondendo a Gianfranco Fini – ricorda come prioritaria l'esigenza di portare avanti il programma di governo. Nessuno si augura un periodo d'"imboscate" in parlamento con la conseguente impossibilità di varare le leggi che servono, né tantomeno il ricorso alle elezioni anticipate come evocato in questi giorni.

Eppure, va da sé che un partito democratico sa non solo tollerare il dissenso, ma anche trarne linfa e possibilità di rinnovamento. Sarebbe un paradosso se proprio il Partito della libertà si facesse "stalinista", mettendo alla porta chi non è d'accordo con il capo. Anche perché lo stesso Partito comunista italiano le correnti le aveva, eccome, nonostante il centralismo democratico. La storia dei partiti dimostra piuttosto che il dibattito rafforza le leadership, e spesso è proprio dal dissenso che vengono le idee e le soluzioni più innovative. C'è da augurarsi che il confronto di oggi nel Pdl trovi un giusto compromesso tra governabilità e libertà. A cominciare da quella di esprimere il dissenso.