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IL GIORNO DELLA TERRA / Così big industria è stata sedotta dai nuovi verdi

di Marco Magrini

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23 Aprile 2010

L'Earth Day è nato dal basso. La ricorrenza in onore di Madre Terra, celebrata ieri dalle Nazioni Unite e in tutto il mondo, in realtà debutta in America quarant'anni fa. Il senatore del Wisconsin Gaylord Nelson, dopo aver visto con orrore una gigantesca perdita d'olio al largo di Santa Barbara, in California, propose di fare con l'ambiente quel che, nei campus e nelle scuole, già si faceva con la guerra in Vietnam: manifestazioni, dibattiti, assemblee.

Il 22 aprile 1970 è considerato, da molti, come la data di nascita dell'ambientalismo moderno. A quei tempi, il Potomac, il fiume che attraversa Washington, era nauseabondo. Il Cuyahoga River, a Cleveland, aveva preso fuoco. A Detroit, l'aria era irrespirabile. E le praterie del Midwest erano cosparse di Ddt. Così, all'iniziativa di Nelson parteciparono venti milioni di americani, per lo più giovani.

Se quarant'anni più tardi il Potomac è cristallino e il Ddt è fuorilegge, si deve anche a quel movimento. Fu una manifestazione di protesta. Protesta contro il governo e contro le aziende.
Quarant'anni dopo, tutto è diverso. L'amministrazione Obama si sforza, non riesce a far passare la sua legge sul taglio delle emissioni-serra. Gli Stati Uniti restano uno dei paesi energeticamente meno efficienti al mondo e già rischiano di venir sorpassati dalla Cina nello sviluppo del green tech, nascente e promettente settore industriale. In compenso, le corporation non potrebbero essere più verdi.

Ieri, il New York Times citava con qualche ironia il Bahama Umbrella, l'ombrello con la grondaia, cosicché «l'acqua possa essere riusata e riciclata». O il negozio di giocattoli Fao Schwarz, dove è esibito il pinguino Peat che, fatto di fibre di soia, indottrina i bambini sul bello del riciclaggio. Il neologismo è già pronto: greenwashing. «Disinformare per dare un'immagine ambientalista di sé», recita un aggiornato vocabolario.

Eppure, la vera novità – rispetto a quarant'anni fa – è che ci sono grandi corporation che non sono greenwashers, ma fanno sul serio. Il colosso General Electric si sarà anche rifatto l'immagine con la sua iniziativa Ecoimagination, ma ha anche risparmiato decine di milioni di dollari in costi energetici, facendoli risparmiare anche ai felici clienti. Per fare la plastica, giganti come Dow o DuPont stanno usando sempre più carboidrati e sempre meno idrocarburi. Google, Intel e compagnia si stanno sinceramente ingegnando pur di abbassare i consumi energetici dei data center ormai ipertrofici. Ma molti altri bei nomi dell'industria sanno ormai che, con la sostenibilità, si deve sì investire. Ma poi si risparmia e si compiacciono i consumatori. Partendo dal basso, il Giorno della Terra è arrivato fino in alto.

23 Aprile 2010
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