L'irritazione del presidente della Cariplo, Giuseppe Guzzetti, arriverà al punto da mettere in discussione il principio secondo cui la presidenza del consiglio di gestione Intesa Sanpaolo tocca alla Compagnia San Paolo? E Giovanni Bazoli, la cui conferma alla guida del consiglio di sorveglianza è scontata, rischierà di provocare una frattura grave con la fondazione torinese facendosi portatore di candidature alternative alla scelta del presidente della Compagnia San Paolo, Angelo Benessia? L'opinione prevalente è che la risposta alle due domande sia negativa anche se entrambi avrebbero gradito la rielezione di Enrico Salza, tra i protagonisti del grande accordo tra Intesa e il Sanpaolo.

Milano, tuttavia, sceglie presidente del consiglio di sorveglianza (Bazoli) e amministratore delegato (Corrado Passera). Ecco perché nessuno mette in discussione il principio che il presidente del consiglio di gestione venga candidato dalla Compagnia San Paolo. Il problema è che il mondo torinese è diviso. La cartina al tornasole è rappresentata dal fatto, del tutto anomalo, che la Compagnia ha indicato due candidature, quelle di Domenico Siniscalco e Andrea Beltratti, creando così le condizioni per polemiche a tutto campo. La verità è che Benessia non è riuscito a fare diversamente. Salza è dagli anni Settanta protagonista di ogni partita significativa giocata in città e dintorni. Per questo il fronte dei salziani nell'economia, in politica e nella società civile risulta numeroso. Lo conferma la durata della riunione in cui sono stati scelti Siniscalco e Beltratti: quasi cinque ore contro la mezz'ora che avrebbe potuto bastare. E soltanto l'indicazione di due candidati ha permesso di limitare i danni di una spaccatura evidente.

Un doppio appuntamento è in calendario lunedì prossimo: al mattino il consiglio generale (formato da una ventina di partecipanti), seguito nel pomeriggio dal comitato di gestione (in tutto sette, compreso il presidente Benessia).

Il convitato di pietra resta Salza. Sulla carta, dopo la doppia candidatura, la scelta finale sul candidato da presentare come presidente tocca a Benessia.

La candidatura di Siniscalco è quella che si presenta come più forte per almeno un paio di motivi: l'internazionalità e la torinesità. Siniscalco è managing director e vicepresidente della Morgan Stanley International, e presidente di Assogestioni (incarico che lascerà nel caso di nomina alla presidenza di Intesa Sanpaolo). Ma è anche un torinese doc, cresciuto a quella che viene definita scherzosamente come la scuola dei Reviglio boys. Tra gli altri discepoli di Franco Reviglio, professore, in passato ministro delle Finanze e presidente dell'Eni, c'erano l'attuale ministro dell'Economia Giulio Tremonti, il presidente di Assolombarda Alberto Meomartini, il professore all'Università Ca' Foscari di Venezia Giuliano Segre. Non solo. Siniscalco può contare anche sull'appoggio di buona parte delle fondazioni di Padova e Bologna, azioniste di Intesa Sanpaolo.

Nelle intenzioni di Benessia, la missione da affidare a Siniscalco è il rilancio del fronte torinese, ritenuto subordinato ai milanesi di Intesa. Va aggiunto però che l'alternativa Beltratti non è da escludere, anche perché sul suo nome potrebbero convergere parte dei salziani. Resta il fatto che Beltratti, docente di finanza e prorettore della Bocconi, ha almeno un punto debole: la verifica del requisito di "comprovate esperienze manageriali" previsto dalla Banca d'Italia per i presidenti dei consigli di gestione.