Andrea Gagliardi
È iniziato il conto alla rovescia nel derby Roma-Venezia per le Olimpiadi. Tra il 15 e il 20 maggio il Coni sceglierà la candidatura italiana per i Giochi del 2020. L'assegnazione finale dei Giochi spetterà poi al Comitato olimpico internazionale (Cio), chiamato a decidere nel luglio 2013 a Buenos Aires.
Domani una delegazione tecnica ristretta (4 membri) guidata dal segretario generale del Coni Raffaele Pagnozzi, si recherà a Venezia. Dopodomani, identico sopralluogo a Roma. L'obiettivo è chiarire alcuni aspetti dei dossier presentati lo scorso marzo. Dettagli necessari per consentire alla commissione tecnica di valutazione (10 membri: il presidente del Coni Gianni Petrucci, i vicepresidenti Riccardo Agabio e Luca Pancalli, il segretario Pagnozzi, la rappresentante degli atleti Anna Maria Marasi, più i 5 membri italiani del Cio Mario Pescante, Franco Carraro, Ottavio Cinquanta, Francesco Ricci Bitti e Manuela Di Centa) di dare i punteggi ai due dossier. Poi gli atti passeranno alla giunta del Coni, che sceglierà chi vince e chi perde. Parola decisiva al consiglio del Coni solo nel caso in cui la giunta dovesse promuovere i due dossier.
In teoria la partita è solo tecnica. Lo ha assicurato lo stesso presidente del Coni Petrucci, per il quale la spunterà chi ha più carte da giocare per convincere il Cio. Di fatto però c'è anche un cotè politico. Roma ha dalla sua parte le strutture e l'esperienza nell'organizzazione di eventi sportivi internazionali (ultimo, i mondiali di nuoto a luglio 2009, nonché le precedenti Olimpiadi del 1960). Venezia punta su impianti nuovi e mobilità integrata, senza dimenticare che il mutato scenario politico, con il trionfo della Lega nelle elezioni regionali, ha rafforzato la voglia di Giochi nel Nordest. Non a caso era circolata l'ipotesi, smentita dal Coni e dallo stesso Campidoglio, di un'alleanza con la città lagunare, basata sulla «cessione» di qualche gara a Venezia.
Il fatto è che i dossier non sono modificabili. Né è possibile delocalizzare alcun evento. «Solo gli allenamenti e i preliminari di alcune discipline come il calcio sono previsti in altre città italiane - assicurano dal Campidoglio -. Le gare si svolgeranno tutte a Roma». Il derby Roma-Venezia è tanto più importante perché mai come questa volta una candidatura italiana ha ottime possibilità di successo. Nei palazzi delle federazioni sportive si fa notare che Tokyo potrebbe avere poche chance se la Corea, come pare probabile, sarà scelta per organizzare i Giochi invernali del 2018. Poche possibilità per candidature americane visto che le Olimpiadi 2016 si svolgeranno a Rio de Janeiro. Rabat e Istanbul sembrano preoccupare poco. In Europa, Madrid è in declino dopo la morte di Juan Antonio Samaranch, presidente onorario del Cio, già sponsor della sfortunata candidatura della capitale spagnola per i Giochi nel 2012 e nel 2016. Mentre Germania e Francia, in corsa per le Olimpiadi invernali del 2018, in caso di sconfitta, avrebbero meno tempo per preparare una forte candidatura per il 2020.
Guardando ai numeri, il dossier romano prevede un budget di 1,9 miliardi per l'organizzazione dei giochi. E uno di 13 miliardi per gli investimenti in infrastrutture di trasporto e impianti sportivi. Il parco olimpico, nell'area nord della città, graviterà intorno a Tor di Quinto (sede del villaggio olimpico) e al Foro Italico. Previsti per le gare anche due siti in periferia: Tor Vergata e nuova Fiera di Roma.
Il dossier veneto si basa su un budget organizzativo di 1,8 miliardi e su un piano di investimenti per gli impianti pari a 742 milioni. Venezia ha scelto la terraferma di Mestre per ospitare la maggior parte delle gare. In particolare il quadrante Tessera (dove sorgerà il villaggio olimpico) vicino ad aeroporto e centro storico di Venezia.
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