«La Polonia è la nostra grande e comune responsabilità, per la quale è necessario superare la sofferenza personale e impegnarsi nonostante la tragedia». Con queste parole Jaroslaw Kaczynski ha raccolto il testimone dal gemello Lech, morto nell'incidente aereo del 10 aprile in Russia, e si è candidato alle presidenziali del 20 giugno per il Partito legge e giustizia (Pis), il movimento conservatore ed euroscettico che i due fratelli avevano fondato nel 2001. Jaroslaw ha sciolto le riserve ieri mattina, nell'ultimo giorno utile: il termine per la presentazione delle candidature scadeva alle 16.15.
È stata una decisione sofferta. Dopo la sciagura, Jaroslaw, già colpito dalla malattia della madre (84 anni), aveva centellinato le apparizioni in pubblico, rifiutandosi di anticipare le sue intenzioni. Alla fine ha fatto quello che tanti si aspettavano già dal giorno della morte di Lech, sua moglie e altre 94 persone (compresi molti politici del Pis - ieri si sono svolti i funerali delle ultime vittime rimpatriate venerdì), precipitati con il Tupolev che li stava trasportando a Katyn per commemorare l'anniversario dell'eccidio dei soldati polacchi. Lech, presidente in carica, si sarebbe quasi certamente candidato per un secondo mandato nelle elezioni in origine fissate in ottobre, anche se i sondaggi lo davano per sconfitto. La sua morte, oltre a far scattare il voto anticipato, aveva lasciato il Pis senza un leader da opporre a Bronislaw Komorowski, di Piattaforma civica (Po), attualmente al governo con il premier Donald Tusk. Komorowski, come presidente della Camera bassa, ha anche assunto i poteri di capo di stato ad interim.
La sfida per Jaroslaw (61 anni il 18 giugno) è in salita. Anche i sondaggi successivi al 10 aprile danno Komorowski (57 anni) in vantaggio di una ventina di punti percentuali: 49 a 23 al primo turno, e 55 a 32 al ballottaggio. L'effetto solidarietà, che avrebbe potuto aumentare le simpatie e i consensi per il gemello superstite e il suo partito, non c'è stato. La fase di unità nazionale, che pure si era aperta all'indomani dell'incidente, si è rapidamente esaurita con le polemiche destate dalla decisione di seppellire Lech e la moglie nella cattedrale di Wawel, a Cracovia, dove riposano i grandi eroi polacchi. Un onore eccessivo, hanno pensato e detto in tanti. Specie per un politico controverso come Kaczynski. Dei due fratelli, peraltro, Jaroslaw era il più brillante, ma anche il più intransigente e divisivo.
A favore di Komorowski giocano anche i buoni risultati economici della Polonia, che nel 2009 ha evitato la recessione e quest'anno dovrebbe crescere del 2,7%, con l'occupazione che a marzo ha dato i primi cenni di ripresa.
Ribaltamenti dei rapporti di forza non sono probabili, ma la campagna elettorale sarà complessa. Per Komorowski, criticare Jaroslaw sarà come criticare il defunto Lech. Del resto Jaroslaw ieri ha già enunciato quello che potrebbe essere il suo refrain: la morte del presidente e dell'«élite patriota della Polonia - ha detto - significa una cosa sola, dobbiamo completare la loro missione, lo dobbiamo a loro e al paese, dobbiamo adempiere il loro testamento». Senza esagerare però, o correrà il rischio di non sembrare «un essere umano, ma un animale politico» senza troppi scrupoli, come spiega Beata Laciak, sociologa dell'Università di Varsavia.
