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Giovedí 29 Aprile 2010

Medvedev mette online le prove dell'eccidio di Katyn


Antonella Scott
A un quarto d'ora dall'annuncio, il sito degli Archivi federali russi - www.rusarchives.ru - ieri mattina era già bloccato, sommerso da più di 600mila collegamenti. «La maggior parte delle richieste viene dalla Polonia, ma anche dall'Ucraina e dalla Russia», ha spiegato la portavoce degli Archivi, Nina Buravchenko. Per la prima volta, per ordine di Dmitrij Medvedev, la Russia aveva appena pubblicato ufficialmente il Dossier n.1, un pacchetto di sette documenti che provano la responsabilità dell'Unione Sovietica nel massacro di Katyn.
Tra questi la lettera scritta da Lavrentij Beria il 5 marzo 1940, in cui il capo della polizia segreta di Stalin propone la pena capitale per le decine di migliaia di prigionieri di guerra polacchi che Beria definisce «nemici ostinati e incorreggibili del potere sovietico, pieni di odio verso il sistema», pronti ad aspettare la liberazione «per unirsi alla lotta» contro l'Urss. Sulla proposta, in inchiostro blu, Stalin scrisse «za», favorevole, e poi il proprio nome, seguito dalle firme degli altri membri del Politburo, Voroshilov, Mikojan, Molotov.
Questo e gli altri documenti visibili su internet non sono inediti. Dopo che Mikhail Gorbaciov, nel 1990, riconobbe la responsabilità sovietica nel massacro che vide morire 22mila ufficiali polacchi nelle foreste di Katyn e nei villaggi vicini, una piccola parte degli archivi venne consegnata a Varsavia, a disposizione però soltanto degli storici. Di 183 volumi di documenti, 116 sono ancora tenuti segreti; di più di 22mila vittime soltanto 4.443 sono state ritrovate. Ci sono ancora molte verità che la Polonia attende dai russi, malgrado la luce diversa in cui Mosca e Varsavia si guardano dopo la tragedia del 10 aprile scorso, quando l'aereo del presidente polacco Lech Kaczynski precipitò proprio su Katyn.
Medvedev ha promesso che alla pubblicazione di ieri ne seguiranno altre, e ha dato ordine di trasferire a Varsavia nuovi documenti. Un gesto che il primo ministro polacco, Donald Tusk, ha apprezzato, aggiungendo però che «dopo lo schianto di Smolensk abbiamo bisogno di fatti, non di parole. Mi chiedo se la Russia userà l'opportunità di questa tragedia per migliorare le nostre relazioni».
La pubblicazione di questi primi documenti, in realtà, sembra diretta più al pubblico russo. Medvedev l'ha definita «un dovere»: «Che la gente veda - ha detto - che sappiano chi ha preso la decisione di uccidere gli ufficiali polacchi. Le firme sono lì, i volti sono noti». Quando Vladimir Putin e Tusk si ritrovarono al memoriale di Katyn il 7 aprile, il premier russo chiarì le responsabilità di Stalin: che non ricadano sul popolo russo, disse. In attesa delle grandi celebrazioni del 9 maggio per il 65° anniversario della vittoria, il Cremlino enfatizza il distacco da Stalin per non macchiare il ruolo dell'Urss nella sconfitta sul nazifascismo. Molti in Russia restano convinti che il massacro di Katyn fu compiuto dai nazisti, e chiedono nuove inchieste: «Siamo costretti a notare che le commemorazioni anti-russe compiute dai polacchi a Katyn - ha scritto il Partito comunista in una lettera a Medvedev - sono un insulto per molti cittadini del nostro paese, a cominciare da molti veterani della seconda guerra mondiale». La pubblicazione degli ordini di Stalin deve sciogliere i dubbi di chi ancora nega la responsabilità sovietica, ha detto ieri alla tv russa Andrej Artizov, capo degli Archivi federali.
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LA FIRMA DI STALIN



«Sono favorevole»
Uno dei sette documenti messi per la prima volta a disposizione del pubblico è la lettera con cui Lavrentij Beria - capo della polizia segreta - propose a Stalin la fucilazione di 22mila prigionieri polacchi. Il dittatore controfirmò la proposta: «Sono favorevole»

Giovedí 29 Aprile 2010

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