Esattamente quello che ieri Sergio Chiamparino non avrebbe mai voluto trovare al suo ritorno da una spedizione in Brasile per conto dell'Anci. Per il sindaco e il suo entourage il passo indietro di Domenico Siniscalco è un'amara sconfitta, e la certificazione di una partita gestita male sin dall'inizio; ma anche l'atto primo di una resa dei conti cruenta, che vedrà imbracciare i fucili tutti coloro che avevano storto il naso di fronte alla scelta di Domenico Siniscalco e al malcelato tentativo dei poteri forti torinesi di gettare un ponte verso Giulio Tremonti e l'area leghista, proprio all'indomani delle elezioni regionali di fine marzo.
La migliore difesa spesso è l'attacco, e Sergio Chiamparino – digerita la notizia – ieri ha deciso di applicare il principio alla lettera. Fino alle sei non risponde neanche al telefono, poi si affida a un comunicato nel quale dice di «prendere atto della decisione del professor Siniscalco», ma soprattutto di comprenderla «alla luce dell'incapacità dimostrata dalla Compagnia di San Paolo di giungere a un'indicazione univoca sul candidato da sottoporre alle valutazioni del Consiglio di Sorveglianza della banca». Parole dure, rivolte contro la fondazione bancaria e indirizzate al suo presidente Angelo Benessia, da ieri imputato numero uno del fallimento del piano-Siniscalco e dunque ufficialmente sfiduciato dal sindaco.
Nella sua nota, Chiamparino fa riferimento anche a quella che definisce come «una logica dettata da poteri forti e autoreferenziali, per i quali la politica é buona solo quando rafforza tale autoreferenzialità». Accuse che ora in molti a Torino aspettano di rivolgere proprio contro il sindaco e il maldestro tentativo di forzare una partita che forse avrebbe richiesto meno muscoli e più tattica. Tra i primi a smarcarsi, ieri, il segretario regionale del Pd, Gianfranco Morgando («Qualunque soluzione non potrà che assomigliare a un ripiego») e con lui il presidente della Provincia di Torino, Antonio Saitta: «Non poteva che finire così: Torino ne esce male e indebolita, questo è l'aspetto peggiore della vicenda». Anche dall'altro fronte si spara, ma questa volta le parole più dure sono firmate Pdl («La Compagnia ci ha fatto fare una figura da cioccolatai», lamenta il senatore Enzo Ghigo) e non Lega, con il neo governatore Roberto Cota che un po' di delusione non riesce a mascherarla: «Come presidente della Regione quello che mi interessa è che le banche ritornino a essere banche del territorio e istituti attenti al sistema della piccola e media impresa».
A parte la nota ufficiale del presidente Benessia pro Beltratti, in Compagnia tutto tace. Ma è un silenzio dall'aria sinistra: tra i consiglieri lo scontento è ai massimi storici, e alla prossima seduta – proprio quella in cui si sarebbe dovuto discutere, ex-post, dell'operazione Siniscalco – c'è chi non esclude che per il Comitato di gestione, con relativo presidente, potrebbe arrivare la sfiducia.
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