All'ultima ora dell'ultimo giorno utile disponibile. Dovrebbe arrivare oggi il decreto legge che proroga fino al 30 giugno il termine per la presentazione della dichiarazione unificata per i rifiuti (Mud), un adempimento che tocca da vicino – molto da vicino – più di 600mila imprese. Senza proroga, per le aziende scatterebbero da domani sanzioni amministrative tanto pesanti quanto, mai come questa volta, ingiuste. Perché all'origine di una situazione paradossale c'è un intreccio di eventi di cui il legislatore ha davvero perso la bussola. Nell'anno di varo del sistema di tracciabilità digitale Sistri – forse il più avanzato d'Europa – il ministero aveva cambiato in corsa, e solo per l'ultimo appuntamento, le procedure tradizionali di dichiarazione Mud, gettando nel panico il mondo imprenditoriale. Resosi conto dell'errore, il governo a fine marzo aveva annunciato la corsa ai ripari, infrantasi però nel percorso a ostacoli dell'agenda del consiglio dei ministri. Fino all'epilogo di ieri, quando sulla Gazzetta Ufficiale è stato pubblicato il decreto presidenziale che doveva far rivivere il vecchio Mud, in attesa della proroga. Ma online è finito un testo sbagliato. Un pasticcio a cui per fortuna ci può essere un rimedio.
