È tutta colpa della speculazione, si grida quando le cose vanno male e non si capisce chi si stia accanendo contro quei poveri titoli di stato greci ridotti a spazzatura dalle agenzie di rating e contro quegli altri titoli, per ora un po' meno poveri, di Spagna, Portogallo, Irlanda. E forse anche dell'Italia. In realtà i presunti cospiratori, sebbene non abbiano un nome certo, sono identificabili. Ricordano i lettori quella cena a Manhattan dell'8 febbraio, quando negli uffici di un piccolo broker (Monness, Crespi, Hardt & Co) si ritrovarono gli uomini del Soros Fund, di Sac Capital, di Greenlight Capital, di Brigade C. e forse anche di Paulson? Tutti quei gestori di hedge fund si riunirono per studiare un attacco combinato all'euro e, attraverso i credit default swap e i futures sui titoli di stato, probabilmente anche contro le obbligazioni del debito pubblico dei paesi europei più a rischio.

Non erano pericolosi sovversivi, ma investitori che legittimamente (a parte l'ipotesi di un'azione concertata che non è lecita) avevano individuato una proficua occasione per speculare al ribasso offerta dai trucchi contabili della Grecia. La logica e l'esperienza suggeriscono che quel gruppetto abbia fatto da apripista ad altri investitori: ancora hedge fund internazionali, ovviamente spalleggiati dai loro primary dealer, ossia dalle quattro o cinque banche d'affari internazionali rimaste, tra le quali primeggia l'immancabile Goldman Sachs. Fin dove vogliono arrivare?

Il primo risultato è stato raggiunto, visto che s'ipotizzava l'euro in caduta a 1,30 sul dollaro. E considerando che erano stati venduti i future sui titoli di stato quando gli spread erano ancora relativamente bassi (lo stesso dicasi per gli svariati Cds invece acquistati), i margini di guadagno sono adesso enormi. «Forse si pensa che con tutti i guai procurati dalla Grecia e dalle incertezze dei politici europei si sia costretti a disfare l'euro?», si chiede provocatoriamente Franco Bruni, docente di economia alla Bocconi. Forse no. Ma è certo che tutte le esitazioni dei politici europei e delle autorità monetarie viste in queste settimane hanno offerto alla speculazione una imperdibile occasione per scatenarsi. (W.R.)

 

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