Vittorio Da Rold
ATENE. Dal nostro inviato
La Grecia brucia e piange i suoi morti innocenti di questo tsunami finanziario che in troppi hanno lasciato irresponsabilmente correre verso un epilogo tragico. Tre sono le vittime che si contano nella capitale ellenica, due donne di cui una incinta di quattro mesi e un uomo, tre vite spazzate via dalla follia assassina in una filiale di banca incendiata da una bomba molotov lanciata da due giovanissimi esaltati (un ragazzo e una ragazza) con il volto coperto durante gli scontri con la polizia nel corso delle proteste contro le misure di austerità varate dal governo Papandreou.
Un «brutale atto omicida», dice il primo ministro greco di fronte al parlamento, poi auspica l'unità ribadendo l'invito a un vertice di tutti i leader politici affinché «tutti si assumano le proprie responsabilita». Gravi le parole del presidente Karolos Papoulias: «Il nostro paese ha raggiunto l'orlo dell'abisso: è responsabilità di tutti noi impedire che si faccia un passo nel vuoto».
Atene, capitale dell'anello debole di Eurolandia, è un campo di battaglia, prostrata dopo una giornata di guerriglia urbana in seguito allo sciopero generale che ha paralizzato la Lehman Brother dell'Egeo: il cielo è una nuvolaglia grigia fino al Pireo che copre il Partenone alimentata dai gas lacrimogeni della polizia da una parte e dai fuochi dei cassonetti incendiati dai dimostranti dall'altra. Il panorama è desolante: infissi delle fermate dei bus divelti, bancomat incendiati, vetrine distrutte, l'aria è irrespirabile, bisogna girare con la mascherina al volto e gli occhi lacrimano. Brucia un edificio della provincia e uno delle imposte poco distante, odiati ma impotenti simboli del potere statale. Atene piange i suoi morti, le prime vittime di questa crisi che sta spazzando via l'idea che l'euro avrebbe protetto il paese dalle turbolenze finanziarie, difeso i risparmi di una vita, la certezza del proprio futuro, per sé e i propri figli.
«È la fine del sogno europeo», dice amaro Spiros Papaspirous, presidente del sindacato Adedy, quello dei dipendenti pubblici che si oppongono alle misure di austerità. «Noi - prosegue - siamo solo un test di un gioco più grande. Comunque andiamo avanti». Che la tensione fosse alta ad Atene lo si era capito di prima mattina, mentre in un clima da guerriglia urbana si formava a Omonia l'immenso corteo dei sindacati dei dipendenti pubblici e privati. Tra i manifestanti, in coda, si erano già inseriti gruppi di estremisti che a un certo punto hanno iniziaro a lanciare bombe molotov contro negozi e banche e poi verso mezzogiorno, in una giornata quasi estiva, hanno tentato di forzare il cordone di sicurezza attorno al Parlamento lanciando pietre e bottiglie. Un tentativo di assalto al "Palazzo d'Inverno", al Parlamento greco che oggi deve cominciare a votare le misure anti-crisi puntando solo sui voti dei 160 deputati socialisti su 300 complessivi.
Prima il servizio d'ordine del corteo, gestito dal partito comunista, il Kke, ha impedito l'assalto e poi la polizia ha risposto con il lancio di gas lacrimogeni e granate stordenti. La gente a quel punto ha iniziato a gridare slogan: «Ladri, ladri, restituite il bottino», «Bruciamo il parlamento», «Pasok (il partito socialista al potere), e Neo Demokrazia (il partito conservatore oggi all'opposizione) siete due facce della stessa plutocrazia».
Poi è scattato l'ennesimo attacco degli incappucciati, i membri dei gruppuscoli anarchici che regnano ad Exarchia - il quartiere studentesco di Atene a ridosso del Politecnico - all'Hotel Gran Bretagne, sede della missione della Ue-Fmi, dove i manifestanti hanno tentato di dare fuoco al portone. Ma l'Hotel ha serrande metalliche e vetri antiproiettile resistenti alle fiamme. I manifestanti a quel punto si sono dovuti accontentare di scrivere slogan («Fmi vai via») sui muri della facciata dell'hotel.
Nel frattempo un palazzo del centro, attaccato dai dimostranti è stato evacuato dopo che è scoppiato un incendio al piano terra dove era installato un bancomat. Poi è arrivato lo scontro, apparentemente minore, che poi si è trasformato in un rogo umano, quando due ragazzi con il volto coperto si sono allontanati dal corteo principale e hanno dato alle fiamme la filiale della banca Marfin Egnatia, trasformandola in una trappola dove tre persone sono rimaste uccise per asfissia.
A sera la tensione resta alta con scontri ancora a Exarchia mentre il paese è completamente paralizzato. Le decine di migliaia di manifestanti che ieri hanno sfilato ad Atene e a Salonicco non vogliono demordere dalla lotta sociale innescata e chiedono una commissione d'inchiesta parlamentare che faccia luce sulla gestione dei conti pubblici negli ultimi dieci anni.
La rabbia è palpabile ma il paese è a una svolta: o approva la manovra o va in default. Oggi il Parlamento inizia la discussione del disegno di legge di austerità e Papandreou continua a cercare di rompere l'isolamento politico cercando di convincere i conservatori di Nea Demokratia, anche alla luce dell'attacco assassino di ieri, ad appoggiare il governo isolando non il premier ma i gruppuscoli di sinistra. Anche il presidente della commissione Ue, Josè Barroso, avrebbe fatto pressioni sul partito perché appoggi il piano del governo. Una scommessa ardua, in quanto il leader conservatore Antonis Samaras non vuole intese con i socialisti perché rischia di dover cedere sulla creazione di una Commissione d'inchiesta sulle responsabilità politiche della crisi, che colpirebbe l'ex premier Costas Karamanlis già leader di Nea Demokratia.
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