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Sì di Atene al piano di austerità

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Venerdí 07 Maggio 2010

Vittorio Da Rold
ATENE. Dal nostro inviato
Mentre il paese piangeva i suoi tre morti dopo i durissimi scontri di mercoledì ad Atene, il piano di austerità da 30 miliardi di euro in tre anni preparato dal governo per ottenere i 110 miliardi di aiuti Ue-Fmi è stato approvato dal Parlamento. Oggi il premier George Papandreou può andare al vertice di Bruxelles con l'obiettivo raggiunto, come aveva promesso. La Grecia cerca di mantenere gli impegni e non trucca più le carte, nonostante l'opposizione sociale sia elevatissima e il costo politico per il Pasok, il Partito socialista al potere, enorme.
La manovra anti-deficit è stata approvata con 172 voti a favore, quelli dei socialisti e dal Laos, estrema destra, su 296 presenti. I 121 deputati dell'opposizione di centrodestra Nea Demokratia, del partito comunista e della sinistra radicale hanno invece votato contro, tre gli astenuti. Il Parlamento non ha dato prova di unità nazionale in momento così drammatico, ma ha continuato in una seduta fiume trasmessa in diretta tv in tutto il paese a rinfacciarsi vicendevolmente e in un clima rancoroso le responsabilità della crisi. Gli esponenti di Nea Demokratia ha accusato il governo di aver fatto un autogol quando ha assunto (o non smentito adeguatamente) la banca d'affari Lazard, istituto noto nel settore per le ristrutturazioni del debito. Papandreou non è dunque riuscito a unire le forze politiche nemmeno in momento di così alta tensione sociale.
Anzi il premier greco cacciato dal gruppo parlamentare tre deputati socialisti che non hanno votato il piano di austerità. «Sofia Sakorafa, Yannis Dimaras e Vassilis Oikonomou - si legge in un comunicato diffuso dal portavoce della Camera Filippos Petsalnikos - sono stati espulsi dal gruppo socialista in Parlamento». I tre ribelli si erano astenuti nel primo round del voto per contrasti con la politica giudicata troppo severa del premier. A Papandreou restano ancora sette voti di maggioranza, avendo ora 157 deputati su 300: con questi numeri dovrà affrontare le nuove prove di forza che certamente non mancheranno in Parlamento.
Antonis Samaras, il nuovo leader del partito conservatore, ha perso un'occasione storica per voltare pagina con un passato fatto di clientelismo e opacità nei conti pubblici. Il successore dell'ex premier tra il 2004 al 2009, Costas Karamanlis, sparito dalla scena politica dopo la sconfitta a ottobre 2009, non ha voluto dare il via libera al provvedimento di austerità nel timore che nel clima di unità nazionale avrebbe dovuto cedere alla pressante richiesta socialista di istituire una commissione d'inchiesta parlamentare sugli ultimi dieci anni di gestione del debito pubblico. Karamanlis ha preso in mano il paese nel 2004 con 180 miliardi di euro di debito e lo ha riconsegnato nel 2009 con un rosso da 300 miliardi: dove sono andati i 120 miliardi che mancano all'appello? «Fino a quando non verrà data risposta a questa domanda e spazzato via il modello di società basata sulle complicità e frammentazione balcanica non si riuscirà a dare una risposta soddisfacente al nichilismo anarchico che rischia di esplodere in ogni momento, come nel caso del rogo della banca Marfin Egnatia», dice Gazmend Kapllani, editorialista politico di Ta Nea, il maggior giornale liberal della Grecia.
Intanto fuori dall'aula proseguivano le manifestazioni sindacali iniziate in modo ordinato e pacifico. Nel tardo pomeriggio, però, si sono ripetuti gli scontri con la polizia: i manifestanti hanno bruciato cassonetti, le forze dell'ordine hanno risposto con lancio di lacrimogeni e cariche contro un centinaio di giovani.
In mattinata, i manifestanti avevano osservato un minuto di silenzio passando davanti alla filiale della banca Marfin Egnatia dove ieri tre impiegati sono rimasti uccisi nel rogo innescato dalla molotov lanciata da due giovani incappucciati, probabilmente appartenenti a gruppi anarchici. Sul posto, scritte di cordoglio, mazzi di fiori, candele e orsacchiotti (una delle vittime era incinta di quattro mesi). Un biglietto diceva: «Stupido anarchico, hai bruciato con il tuo fuoco la generazione dei 700 euro al mese con il suo figlio. Nasconditi e che Dio ti perdoni».
I sindacati greci hanno invitato tutti i cittadini a spegnere simbolicamente ieri sera per dieci minuti le luci, in segno di protesta per «l'omicidio a sangue freddo» e contro «le dure e ingiuste misure che colpiscono i lavoratori».
© RIPRODUZIONE RISERVATA

Venerdí 07 Maggio 2010
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